BEIRUT. L'Isis avrebbe ucciso 175 dei lavoratori di una fabbrica di cemento rapiti nelle ultime 48 ore durante un'offensiva a nord-est di Damasco. Lo riferisce oggi il libanese Daily Star citando fonti militari siriane. Le notizie sull'episodio restano tuttavia contraddittorie, a partire dal numero dei sequestrati. Ieri le fonti di informazione governative parlavano di 300 rapiti, l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) affermava che 140 erano fuggiti, mentre altri 170 erano finiti nelle mani dei jihadisti. Intanto, la branca egiziana dell'Isis ha fatto esplodere ordigni al passaggio di veicoli e truppe dell'esercito nel Sinai settentrionale causando la morte o il ferimento di almeno 18 militari. In assenza di comunicati dell'esercito, una fonte della sicurezza locale ha riferito che in «quattro esplosioni simultanee» avvenute la notte scorsa sono morti sei militari egiziani (un ufficiale e cinque reclute) mentre altri 12 sono rimasti feriti. La fonte ha precisato che gli ordigni erano stati piazzati lungo un'autostrada che passa per Sheikh Zuweid ed ora è in corso una caccia a terroristi islamici. L'Isis, in una rivendicazione diffusa su internet, ha sostenuto di aver ucciso «più di 18» militari facendo esplodere cinque ordigni. La rivendicazione indica i luoghi, tra cui il «sud-ovest di Sheikh Zuweid», e sostiene che sono stati colpiti due mezzi «dell'esercito apostata»: uno «di sminamento» e una «vettura blindata» che hanno preso fuoco e «gli occupanti sono tutti morti». Nel Sinai settentrionale una guerriglia condotta dalla branca egiziana dell'Isis negli ultime tre anni ha causato centinaia di morti (cifre complessive attendibili sono di difficile reperibilità ma si sono avuti attacchi anche con una trentina di militari uccisi).