WASHINGTON. Lo si legge nei comunicati diffusi copiosi dalla Casa Bianca durante il Nuclear Security Summit appena concluso a Washington: "Non sarà ripetuto in questo formato". Il presidente Barack Obama, con ironia, ha persino promesso ai residenti che non convocherà nuovamente 50 delegazioni da tutto il mondo bloccando il traffico cittadino. Il presidente a fine mandato auspica però che la traccia venga raccolta dal suo successore. Lo dice nella conferenza stampa conclusiva del vertice e di quel percorso che aveva lanciato a Praga nel 2009, sui cui frutti - ammette - ci sono state critiche legittime, "molto è stato anche fatto". Come a dire, è un inizio. Snocciolato in cifre e paesi 'liberatisi' di arsenali nucleari e uranio arricchito. Non gli Stati Uniti però che, pur avendo ridotto la loro potenza nucleare, non hanno fatto il 'salto'. Molta responsabilità in questo Obama la attribuisce al presidente russo Vladmir Putin, tra l'altro il grande assente al vertice cui hanno partecipato oltre 50 leader mondiali. "Perchè Putin è andato al potere, o è tornato al suo incarico da presidente, per via della sua visione nell'enfatizzare la potenza militare invece dello sviluppo all'interno della Russia e della diversificazione dell'economia, non abbiamo visto il tipo di progresso che avrei sperato di conseguire con la Russia. La buona notizia è che le possibilità di progresso restano". Rispetto al 2009 inoltre, oggi esiste un accordo con l'Iran sul suo programma nucleare. Un accordo che non è perfetto, ha ripetuto più volte anche Obama. Ma che, ancora una volta, è un inizio. Come dimostra l'appello che il presidente Usa, sollecitato dai media, ha lanciato a Teheran: "L'Iran ha seguito la lettera dell'accordo sul nucleare, ma lo spirito dell'intesa richiede anche la capacità di inviare un segnale preciso alla comunità internazionale, quello che non si perseguono azioni provocatorie". Di messaggi poi Obama ne scandisce più d'uno: al presidente turco Tayyp Erdogan ricorda di essere »in difficoltà rispetto a certe tendenze« nel Paese. "Non c'è dubbio - ha detto - che Erdogan è stato eletto più volte attraverso un processo democratico, credo però che il corso preso rispetto alla stampa potrebbe portare la Turchia su una strada problematica". Fino a parlare agli americani, che voteranno nelle restanti primarie e nelle presidenziali: le proposte di Donald Trump - "dimostrano come sappia davvero poco sulla politica estera e sulla politica nucleare", dice senza mezzi termini in risposta alle affermazioni del tycoon che vorrebbe un arsenale nucleare in Giappone e Corea del Sud e non esclude l'uso di armi nucleari in Siria e Iraq contro l'Isis. "La gente presta attenzione alle elezioni americane. Quello che noi facciamo è importante per il resto del mondo. Perfino quei paesi abituati ad atmosfere carnevalesce in politica vogliono sobrietà e chiarezza".