WASHINGTON. Il test era in Michigan. E se Donald Trump l'ha superato aggiudicandoselo insieme con il Mississippi nel 'mini super Tuesday' delle primarie Usa e vincendo cosi' un'altra battaglia nella guerra dichiarata dall'establishment del partito repubblicano, la vera sorpresa e' il risultato del candidato democratico Bernie Sanders che resta in corsa fino all'ultimo voto, conquistando lo Stato della 'Rust Belt' dopo uno spoglio al cardiopalma e che sconfessa tutte le previsioni di un'altra vittoria per Hillary Clinton.
Una corsa serrata, 'too close to call' fino alla fine: e' soltanto quando il conteggio dei voti e' quasi ultimato che si puo' dichiarare il vincitore. E' il senatore liberal del Vermont, che si assesta al 50% mentre mentre la ex segretario di Stato resta indietro anche se di poco, al 48%. In termini di delegati Hillary e' ancora in una botte di ferro, mantiene un vantaggio piu' che comodo, ma il risultato di questa notte ha un significato importante, perche' spinge Sanders a continuare la sua corsa, a proseguire nel pungolare la frontrunner facendogli dire che vincere quando aveva tutti i sondaggi contro e' la dimostrazione che il suo messaggio di "rivoluzione politica" risuona ancora forte e chiaro in una campagna che si conferma sorprendente.
E' importante il risultato in Michigan, lo Stato 'raso al suolo dalla crisi', emblema del malgoverno nel caso dell'acqua killer a Flint. Lo Stato di Detroit banco di prova per il salvataggio dell'industria automobilistica voluto da Obama, sul quale i candidati democratici si erano scontrati nel dibattito tv trasmesso proprio da Flint. Ebbene ha vinto il dito puntato di Sanders contro Hillary Clinton 'amica' di Wall Street. Ancora una volta il voto dei giovani e' con lui (fino all'81% secondo i primi calcoli).
Ed e' passato dalla sua parte evidentemente anche parte di quell'elettorato working class che invece, si pensava, sarebbe rimasto 'fedele' ad Hillary. Nessun colpo di scena invece in Mississippi per i democratici, dove vince la ex first lady che dalla sua ha l'elettorato afroamericano.
E' doppietta invece per Donald Trump che prevale anche in Mississippi oltre al Michigan e, a suo modo, tira un sospiro di sollievo. Ad oggi infatti il 'fenomeno' non sembra scalfito da quella guerra dichiarata dall'establishment repubblicano contro il miliardario di New York e Trump corre ancora veloce. Naturalmente il tycoon non si lascia sfuggire l'occasione per sottolinearlo quando e' ormai certo di aver messo a segno la sua 14ma vittoria: "Non credo di aver mai sentito cosi' tante cose orribili dette su di me in una settimana".
''Sono stato attaccato ferocemente ma tutti quelli che mi hanno attaccato sono scomparsi''. E rilancia: "Io posso essere piu' presidenziale di chiunque. Ma ho visto che la gente e' stufa del politicamente corretto". C'e' uno schema che pero' riemerge per il fronte Gop nel 'mini super Tuesday' con la vittoria dei caucus in Idaho da parte di Ted Cruz (si e' votato anche alle Hawaii dove lo spoglio e' in corso).
Non un granche' in termini di delegati, ma e' la conferma che nelle assemblee popolari la campagna del senatore del Texas funziona e gli da' modo di insistere a proporsi come l'unica possibile alternativa a Trump, tanto piu' che - un altro deja' vu - ancora una volta Marco Rubio non vince nulla.
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