PECHINO/WASHINGTON. Il leader nordcoreano Kim Jong-un alza il tiro e risponde alle nuove sanzioni decise all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu potenziando il suo messaggio di sfida, coordinando parole e azione nel giro di poche ore e tornando così a pungolare gli "avversari". Allora prima spara una serie di missili a corto raggio nel mar del Giappone, diventato una sorta di poligono di tiro, e dopo fa trapelare di aver ordinato che il dispositivo nucleare nordcoreano venga reso pronto per l'uso in qualsiasi momento. L'eco della minaccia arriva subito, forte e chiaro, fino a Washington dove il Pentagono reagisce affermando di stare seguendo con attenzione gli sviluppi e soprattutto ribadendo il suo monito a Pyongyang: «eviti provocazioni». Il livello di attenzione era già alto a poche ore dalla svolta di New York, frutto dell'accordo tra Cina e Usa, quando Pyongyang ha dato il via al test balistico dalla costa orientale di Wonsan: i vettori, la cui tipologia non è chiara, hanno avuto una gittata di 100-150 chilometri prima di finire in mare, secondo lo Stato maggiore congiunto sudcoreano. Una risposta «simbolica», quella del Nord, quasi dovuta dopo che i media ufficiali avevano messo in guardia con enfasi che altre sanzioni sarebbero state «una grave provocazione» a riprova «della estrema» ostilità di Washington contro il Paese. Le nuove misure, conseguenza del quarto test nucleare di gennaio e il lancio del razzo/satellite di febbraio, includono, tra l'altro, il mandato d'ispezione ai cargo in partenza o arrivo in Corea del Nord via terra, acqua e aria; il divieto di trasferire o vendere armi leggere al Nord; l'espulsione dei diplomatici nordcoreani che si macchiano «di attività illecite». La Cina ha invitato tutti i Paesi a implementare «in pieno e seriamente» le sanzioni decise dall'Onu. «Non dovrebbero colpire la vita quotidiana delle persone», ha affermato Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri, esprimendo l'auspicio di ripresa del negoziato sul nucleare di Pyongyang in stallo dal 2008 e che coinvolge le due Coree, Usa, Cina, Giappone e Russia. Una reazione del regime, di maggiore impatto, è verosimile possa maturare per le norme votate dal parlamento di Seul, quasi in contemporanea con il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, sugli sforzi per migliorare la situazione dei diritti umani al Nord. E, soprattutto, per le esercitazioni congiunte tra Seul e Washington, iniziate negli anni '90 con lo scopo di scoraggiare possibili «mosse avventate» di Pyongyang, che si tengono ogni anno e che sono denominate «Key Resolve» e «Foal Eagle»: nel 2016 avranno inizio il 7 marzo (e finiranno il 30 aprile), quasi in contemporanea con il settimo congresso del Partito dei Lavoratori nordcoreano, il primo in oltre 30 anni. In risposta alle ultime intemperanze del Nord, l'alleanza Usa-Corea del Sud ha deciso di organizzare le manovre più grandi mai fatte, con lo schieramento di 15.000 soldati americani oltre a quattro F-22 Raptor (i superjet invisibili), a un sottomarino e a una portaerei entrambi a propulsione nucleare, più un vasto e corposo dispiegamento di mezzi e tecnologia militare.