WASHINGTON. Osama bin Laden ha lasciato un patrimonio personale di circa 29 milioni di dollari, la maggior parte dei quali da destinare alla «jihad, per amore di Allah». Lo rivela il testamento del leader di al Qaida reso pubblico oggi.
Il testamento fa parte degli oltre cento documenti sequestrati nel covo di Abbottabad, in Pakistan, a maggio 2011, nel giorno in cui il terrorista rimase ucciso in un blitz delle forze speciali americane.
Bin Laden aveva pianificato di dividere la sua fortuna tra i parenti, ma la maggior parte dei suoi averi doveva essere destinata a portare avanti le azioni di al Qaida. I documenti sono stati declassificati e resi pubblici dopo un lungo esame delle autorità Usa.
Intanto, nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha scoperto a Sarzana, in provincia di La Spezia, tonnellate di amianto in un'azienda riconducibile alla famiglia Bin Landen. I finanzieri hanno sequestrato un'area industriale di 20 mila metri quadrati la cui proprietà sarebbe riconducibile alla famiglia di Osama Bin Laden.
Nei guai sono finiti gli amministratori della Mg, azienda che opera nel settore del marmo con sede a Carrara e proprietaria del sito. Sono Mohamed Idriss, siriano, e il libanese George Camill Saade, amministratore di una società di diritto cipriota, la Cpc Marble & Granite Ltd, che fa capo alla galassia delle società Bin Laden. Entrambi gli imprenditori sono stati segnalati alla Procura per omissione di lavori in edifici o costruzioni in stato di abbandono e per abbandono e deposito di rifiuti pericolosi. Nell'area, situata tra i Comuni di
Sarzana e Castelnuovo Magra, le fiamme gialle hanno trovato 13 tonnellate di materiale contenente eternit. L'area era da anni abbandonata.
Il complesso, costruito tra gli anni 80 e 90, era stato in passato utilizzato per la lavorazione del marmo, e nel 2012 era stato incluso nella fusione societaria con una azienda di Carrara dedita al commercio di marmo. Il materiale di rivestimento del capannone principale, composto di eternit, ha iniziato a sgretolarsi. Il sindaco di Castelnuovo ha emesso un'ordinanza contro la società di Carrara per obbligarla a mettere in sicurezza l'area entro 30 giorni. Oltre al complesso industriale la Gdf ha sequestrato 2 immobili, un ingente quantitativo di lastre frantumate della tettoia del capannone, circa 10 tonnellate di marmo e altri beni aziendali per circa 40
tonnellate.
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