Lunedì 23 Dicembre 2024

Migranti, a Calais continua lo sgombero della "giungla"

CALAIS. Ricominceranno oggi le operazioni di sgombero della parte sud della Giungla di Calais interrotte ieri a causa degli scontri tra polizia, attivisti no-border e migranti: lo riporta la Bbc online. Durante la notte la polizia in tenuta antisomma ha sparato gas lacrimogeni contro i migranti che lanciavano sassi contro le squadre di demolitori. Le autorità cercano di spostare i migranti in container di spedizione situati in un'altra zona della Giungla, ma molti si rifiutano, temendo che in questo modo siano costretti a chiedere asilo in Francia ed a dover rinunciare così al loro sogno di stabilirsi nel Regno Unito. A Calais inizia lo sgombero, tra scontri e tensioni. La giornata di ieri - Fiamme, sassi e lacrimogeni. Il primo giorno di sgombero della tendopoli di Calais, nel nord della Francia, è degenerato negli scontri tra attivisti no-border, migranti e circa duecento agenti di polizia incaricati di presidiare le squadre di operai giunte sul posto per smantellare le tende e le capanne di rifugiati e richiedenti asilo a cui è stato proposto di trasferirsi nei centri di accoglienza messi a disposizione dallo Stato. Alle diciassette la situazione non era più sostenibile e, a causa delle violenze, la Police Nationale ha deciso di sospendere le operazioni. Ma non è bastato a placare gli spiriti visto che scontri sporadici si protraevano in serata. Secondo un primo bilancio, quattro persone sono state fermate e cinque agenti sono rimasti leggermente feriti. Intanto, la polizia federale belga ha annunciato di aver respinto verso la Francia 619 persone da quando ha ripristinato, la settimana scorsa, i controlli alla frontiera per impedire un eventuale afflusso di migranti in concomitanza con lo sgombero di Calais. Giovedì scorso, il Tar di Lille ha dato il via libera all'evacuazione della parte sud della tendopoli più grande di Francia. Il governo Hollande ha da subito garantito il carattere "umanitario" e "progressivo" dello sgombero. A tutti i migranti - insistevano a Parigi - verrà proposta un'alternativa tra container riscaldati e centri d'accoglienza. Ma le Ong ritengono che i posti letto non siano sufficienti. Secondo le associazioni, sono oltre 3.400 i disperati che devono lasciare la zona meridionale della 'Jungle', circa un migliaio secondo la prefettura. Nel campo sono comunque ancora tantissimi a rifiutarsi di passare nelle strutture controllate dallo Stato e da cui tentare la traversata in Gran Bretagna diventerebbe ancora più difficile. Lo sgombero progressivo della parte sud della tendopoli era cominciato lunedì mattina intorno alle 8.30: due bulldozer e una ventina di operai con casacca arancione sono giunti sul posto spalleggiati da circa duecento agenti in tenuta antisommossa. Obiettivo smontare le prime tende lasciate libere e demolire le capanne. In un primo tempo, l'atmosfera era relativamente calma ma gli incendi appiccati in una ventina di baracche hanno contribuito a risvegliare le tensioni. Secondo fonti di polizia, ad accendere il fuoco, sarebbero stati gli stessi attivisti no-border con il preciso scopo di mandare a monte l'evacuazione. Nel cielo azzurro di Calais la densa coltre di fumo sprigionata dalle baracche in fiamme della Giungla era visibile per tutto il pomeriggio. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno poi risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte di 150 persone tra migranti e attivisti opposti all'evacuazione. Sul posto, il prefetto, Fabienne Buccio, ha spiegato che l'imponente dispiegamento di forze è dovuto alle "aggressioni verbali e fisiche di cui sono stati oggetto nei giorni scorsi" gli operatori incaricati di convincere i migranti a lasciare il campo e a trasferirsi nei centri dello Stato. Alcuni di loro - ha deplorato - sono stati "insultati e strattonati" da "attivisti in maggioranza britannici".

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