NEW YORK. E tre: Donald Trump non si ferma e prosegue la striscia positiva di vittorie. La terza è quella dei caucus del Nevada, dopo il trionfo nelle primarie di New Hampshire e South Carolina.
«Possiamo vincere la nomination in meno di due mesi, dobbiamo essere onesti», esulta il tycoon newyorchese davanti ai sostenitori in delirio. «È una grande serata, festeggeremo a lungo. Preparatevi», assicura, ribadendo con forza due delle sue promesse: «Manterremo Guantanamo e costruiremo il muro con il Messico».
I fan rispondono scandendo in coro «USA, USA». Secondo i primi dati Trump si aggiudica l'appuntamento dominando sugli avversari, con oltre il 46% dei voti. Alle sue spalle, a più di venti punti di distanza, Marco Rubio e Ted Cruz. Ma dopo un testa a testa iniziale, man mano che nella notte prosegue la conta dei voti è il giovane senatore della Florida che sembra consolidare il secondo posto. Lui che è appoggiato dall'establishment del partito e che ha già ereditato molti dei voti di Jeb Bush.
L'allungo sull'ultraconservatore Cruz sembra metterlo al riparo da sorprese dell'ultima ora. Anche se Cruz, che ha vinto i caucus dell'Iowa, si accredita come il vero anti-Trump: «Nessuno ha mai conquistato la nomination senza aver vinto almeno in uno dei primi tre stati a votare». Lontanissimi gli altri due candidati rimasti in gara nelle primarie repubblicane: l'ex chirurgo Ben Carson e il governatore dell'Ohio John Kasich, per i quali potrebbe avvicinarsi l'ora del ritiro.
Con molti dei loro voti che - secondo gran parte degli osservatori - potrebbero confluire proprio su Rubio. Che a questo punto emergerebbe come l'unico realmente in grado di contrastare Trump in vista del 'Super Tuesday' del primo marzo, dove si voterà in 14 stati con ben 595 delegati in palio che verranno assegnati proporzionalmente. Fondamentali saranno anche le tappe del 15 marzo in quattro stati-chiave (Florida, Ohio, Missouri e Illinois) che metteranno in palio altri 671 delegati, stavolta assegnati col metodo del 'winner-take-all', chi vince piglia tutto. Per la nomination serve raggiungere la soglia dei 1.237 delegati. Intanto in campo democratico si affilano le armi per le primarie di sabato in South Carolina.
Mentre in Nevada si votava nei caucus repubblicani, Hillary Clinton e Bernie Sanders si sono confrontati in un dibattito in diretta Tv in formato 'town hall'. Entrambi si sono scagliati contro Trump: Sanders accusando il tycoon di fomentare il razzismo, Hillary denunciando una campagna elettorale dai toni violenti. Sanders in vista del South Carolina deve rincorrere Hillary in testa in tutti i sondaggi. Ma l'unico affondo è stato misurato: «Conosco Hillary Clinton da 25 anni e la rispetto. Ma è troppo tardi per le politiche dell'establishment, per l'economia decissa dall'establishment».
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