SYDNEY. Amnesty International accusa l'Australia di violare il diritto internazionale con la sua politica della "linea dura" nei confronti dei richiedenti asilo. Nel rapporto 2015 sullo stato dei diritti umani nel mondo, l'organizzazione nomina l'Australia fra almeno 30 paesi che «hanno illegalmente forzato i profughi a tornare in paesi in cui sarebbero in grave pericolo», sostenendo che la politica di respingimenti attuata dal governo di Canberra ha fatto da esempio ad altri paesi nella regione. Amnesty pone inoltre l'accento sulle dure condizioni di detenzione a tempo indefinito dei richiedenti asilo nei centri stabiliti dall'Australia in due isole del Pacifico: nel remoto stato-isola di Nauru e a Manus in Papua Nuova Guinea, dove sono stati denunciati numerosi casi di stupro e di aggressioni sessuali. Il rapporto condanna inoltre l'Australia per il trattamento della sua popolazione indigena e chiede al governo di adottare misure nel sistema giudiziario per ridurre l'elevato numero nelle prigioni di aborigeni e di isolani dello Stretto di Torres. Questi rappresentano appena il 3% della popolazione generale ma il 27% di quella carceraria. Secondo Roxanne Moore, direttrice per i diritti degli indigeni di Amnesty Australia, l'alto tasso di incarcerazione è il più grande problema sul fronte dei diritti umani che aborigeni e isolani dello Stretto di Torres devono affrontare e richiede una risposta a guida nazionale