Mercoledì 18 Dicembre 2024

Accordo fragile per la Siria, Assad: "Riconquisterò il Paese"

Il presidente siriano Bashar al Assad

BEIRUT. Dopo l'annuncio di Russia e Stati Uniti sull'accordo raggiunto in nottata per un cessate il fuoco in Siria - da rispettare entro una settimana - il presidente siriano Bashar al Assad afferma che continuerà a combattere "fino alla vittoria". L'Arabia Saudita replica a stretto giro che il suo obiettivo è la destituzione del presidente siriano, "altrimenti non si potrà sconfiggere l'Isis". Mentre le opposizioni siriane in esilio rifiutano la proposta di tregua nel Paese martoriato da una guerra che ha causato la morte di quasi mezzo milione di siriani in cinque anni. Dopo una maratona di incontri a Monaco di Baviera, a tarda notte Mosca e Washington avevano assicurato di aver trovato un compromesso sulla data dell'atteso cessate il fuoco. La Russia, impegnata in prima linea a sostenere l'avanzata governativa e iraniana, chiedeva una tregua per il 1mo marzo. Gli Stati Uniti, che sono alleati di Arabia Saudita e Turchia, sponsor a vari livelli di insorti anti-regime, invocavano invece un interruzione delle ostilità immediato. L'accordo è stato trovato per un cessate il fuoco a partire dal 19 febbraio prossimo. In vista dell'eventuale apertura della tregua umanitaria, il governo italiano ha annunciato di aver stanziato tre milioni di euro a favore della Siria, in particolare nella zona di Aleppo più segnata dall'inasprimento del conflitto negli ultimi giorni. Il raìs siriano Assad ha commentato in serata l'accordo tra Russia e Usa, affermando che il suo governo intende "riconquistare tutto il Paese... anche se per fare ciò ci vorrà molto tempo". Non ha escluso l'opzione diplomatica, ma ha affermato che la guerra continua: "Se negoziamo non significa che fermiamo la lotta al terrorismo", ha detto, usando il termine "terroristi" con cui il regime e i suoi alleati russo e iraniano definiscono chiunque da decenni si oppone al potere degli Assad in piedi da mezzo secolo. Dal canto suo Riad Hijab, portavoce delle opposizioni in esilio sostenute dall'Arabia Saudita e riconosciute come "legittime" da Stati Uniti e da altri Paesi tra cui l'Italia, aveva stamani bocciato la proposta di cessate il fuoco, affermando che ogni tregua è condizionata alla rimozione di Assad e alla cacciata dei Pasdaran iraniani. Il suo numero due, George Sabra, ha usato toni meno perentori affermando che "la decisione finale sul cessate il fuoco spetta ai miliziani che combattono sul terreno". Da Monaco il ministro degli esteri saudita, Adel Jubeir, ha però rincarato la dose, affermando che Riad ha l'obiettivo prioritario di rimuovere il presidente siriano e che la lotta contro l'Isis passa proprio per la cacciata di Assad dalla presidenza. Nei giorni scorsi, Riad aveva annunciato l'intenzione di inviare un contingente di truppe di terra in Siria "contro l'Isis". E il segretario alla difesa Usa Ash Carter ha oggi affermato che sia l'Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti invieranno "truppe speciali" nel nord della Siria per combattere l'Isis nella regione di Raqqa. Mentre il capo della Cia John Brennan ha confermato che l'Isis è in grado di produrre piccole quantità di iprite e cloro, poi utilizzate sul campo di battaglia. Anche la Russia è intervenuta direttamente in Siria dal 30 settembre, affermando di voler combattere l'Isis e gli altri gruppi "terroristi". Proprio la recente escalation militare di Mosca nella regione settentrionale di Aleppo contro insorti ostili all'Isis ha causato una nuova crisi umanitaria con circa 50mila civili siriani ammassati alla frontiera turca, che rimane chiusa. A tal proposito, Assad ha affermato che l'offensiva governativa-russo-iraniana mira a interrompere il collegamento tra il confine turco con Aleppo, dove rimangono "terroristi". E i volantini lanciati dal cielo su Aleppo dagli aerei di Damasco annunciano alla popolazione l'intenzione delle forze governative "di proseguire la battaglia fino all'uccisione dell'ultimo terrorista".

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