PARIGI. I diritti umani? «Per noi contano molto, ma devono valere per tutti», incluso per i migranti che arrivano in Europa. Nella conferenza stampa con Hollande a Parigi Hassan Rohani gioca d'anticipo.
«Per noi - ha detto il presidente iraniano senza che nessuno avesse ancora sollevato la questione - i diritti umani contano molto e auspichiamo che tutti possano avere pari diritti,
incluso i migranti che arrivano nei Paesi di accoglienza». «Tutti devono essere in una posizione di eguaglianza», ha ammonito il leader del regime iraniano spiazzando i cronisti giunti per l'occasione all'Eliseo. E forse anche lo stesso Hollande, che la velata strigliatina d'orecchie sui diritti da parte di un regime regolarmente accusato di violare la carta fondamentale non se l'aspettava. In molti, in quel momento, devono aver pensato ai naufragi alle porte dell'Europa o alla situazione dei migranti nella giungla di Calais, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.
Eventi tragici ma che, commenta qualcuno a Parigi, non possono essere equiparati alla repressione. Nessun commento invece sulla notizia rimbalzata ieri sera secondo cui Parigi avrebbe chiesto ai suoi partner europei di pensare a nuove sanzioni contro Teheran per i recenti test missilistici. Notizia che non sembra comunque aver trovato altri riscontri in ambienti diplomatici francesi e a Bruxelles.
E su cui, almeno pubblicamente, Hollande e Rohani non si sono sbottonati. Del resto, nessun giornalista, tra quelli che hanno avuto la parola all'Eliseo, gli ha fatto domande in merito.
Dopo le polemiche per i risvolti protocollari del suo viaggio in Italia e ora in Francia Rohani è stato accolto nel palazzo presidenziale dalle 15 alle 17. Niente pranzo nè cena dunque ma
solo una riunione pomeridiana.
Una soluzione diplomatica volta ad evitare nuove polemiche sull'aspettativa di Teheran di non veder comparire il vino a tavola. A cui Hollande non si sarebbe voluto piegare.
Appena poche ore prima, mentre il leader iraniano riceveva gli omaggi militari al complesso monumentale degli Invalides, le Femen simulavano un'impiccagione con tanto di bandiera iraniana. Obiettivo? «Farlo sentire a casa», hanno protestato le attiviste.
Mentre sulla rive gauche parigina circa 800 persone hanno sfilato nel quadro della manifestazione promossa dal Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana (Cnri).
Decisamente più indulgente Hollande. Quella dei diritti umani, si è limitato a dire, è una questione che «ho sollevato» e «di cui bisogna parlare ogni volta e con tutti i Paesi». Toni
a dir poco diplomatici per il leader di un Paese che dai tempi della Rivoluzione del 1789 rivendica il suo ruolo di Patria dei Diritti umani. E però il business è business. «Oggi si apre un nuovo capitolo».
Erano «17 anni che un presidente iraniano non veniva in Francia», ha ricordato Hollande. «Grazie per l'accoglienza calorosa», ha replicato l'ospite, determinato a «recuperare il ritardo» accumulato, nel settore pubblico come in quello privato.
Nella Parigi colpita dagli attentati del 13 novembre Rohani ha anche sottolineato la necessità di combattere il terrorismo in Siria e in Iraq. «Dobbiamo contrastare il fanatismo e la radice stessa del terrorismo», ha ammonito. Come a Roma anche a Parigi la folta delegazione (composta da quasi tutti il governo iraniano) ha siglato accordi intorno ai 15 miliardi di euro.
Tra questi c'è l'impegno iraniano ad acquistare 118 apparecchi dell'Airbus per Iran Air o la commessa a Bouygues/Aeroports de Paris per l'estensione dell'aeroporto Imam Khomeini di Teheran. Nuove prospettive commerciali anche per altri gruppi transalpini come Peugeot/Psa (auto) o Sanofi (farmaceutica), Cma-Cgm (trasporto marittimo), Suez Environnement (Trattamento dell'acqua), Total (petrolio e gas). La visita è anche servita ad avviare un progetto di cooperazione tra il museo del Louvre e l'Organizzazione per il Patrimonio culturale dell'Iran.
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