TUNISI. Torna ad accendersi la protesta sociale in Tunisia a pochi giorni dalla celebrazione del quinto anniversario della cacciata di Ben Alì, la cosiddetta "rivoluzione della libertà e della dignità". A dare fuoco alle polveri, a Kasserine, sabato scorso, la morte di un giovane disoccupato, Ridha Yahyaoui, morto dopo essere salito su un pilone della luce durante un sit-in in cui aveva minacciato il suicidio: il suo nome infatti era stato cancellato dalla lista dei nuovi ammessi per un posto di lavoro indetto dal dipartimento regionale dell'Istruzione. Centinaia di manifestanti si sono radunati davanti alla sede del governatorato per rivendicare il diritto al lavoro nei giorni scorsi, con una pausa nella giornata di lunedì, fino a ieri, quando impediti a effettuare un nuovo sit-in davanti al governatorato si sono ribellati tirando pietre e scontrandosi duramente con le forze dell'ordine, causando disordini allargatisi in tutta la città e che hanno costretto il ministero dell'Interno a dichiarare il coprifuoco a Kasserine dalle 18 alle 5 del mattino. Due manifestanti hanno anche tentato il suicido gettandosi dal tetto dell'edificio (salvati dai soccorsi) mentre gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Un copione questo già visto e vissuto nel 2010-11 con lanci di pietre e molotov e pneumatici bruciati da una parte, e lacrimogeni dall'altra. Il governatore di Kasserine ha dichiarato a radio Jawhara Fm che alcuni agitatori professionisti si sarebbero infiltrati tra i manifestanti. Le proteste si sono estese a diversi altri quartieri di Kasserine, Ennour e Ezzouhour, fra i primi a insorgere durante i giorni della rivoluzione. Molti edifici pubblici e negozi sono stati chiusi e l'esercito è stato posto a difesa della sede del governatorato. Anche alcuni cittadini si sono uniti alle rivendicazioni dei senza lavoro lamentando la fine della marginalizzazione della regione e più trasparenza. Il bilancio della giornata è di 23 feriti leggeri, di cui quattro appartenenti alle forze dell'ordine e 246 persone costrette a ricorrere alle cure mediche a causa di inalazione di gas lacrimogeni. La regione di Kasserine, non lontano dal confine con l'Algeria, è fra le più sfavorite dell'intera Tunisia ed è nel suo circondario che si trova il monte Chambi, noto per essere rifugio di gruppi jihadisti. Nella regione la disoccupazione giovanile tocca il 27% circa, quando a livello nazionale il tasso è del 15,3% (il 12% nel 2010). Le proteste di Kasserine, allargatesi in serata in segno di solidarietà anche alle città di Tala, Feriana e al governatorato di Sidi Bouzid, fanno tornare in mente gli episodi del 2010-11 che innescarono l'insurrezione popolare che portò poi alla cacciata di Ben Alì, mettendo in luce le disattese istanze di uguaglianza sociale e le diseguaglianze territoriali della Tunisia. E a dare il via alla rivoluzione del 2010-11 in Tunisia,fu proprio il suicidio di un giovane disoccupato, Mohamed Bouazizi, che dandosi fuoco scatenò un'ondata di proteste non contenibili. Alle notizie provenienti da Kasserine il governo appena riveduto e corretto del premier Habib Essid ha provato a rispondere, nel tentativo di calmare gli animi, con la decisione lunedì scorso di rimuovere dall'incarico il delegato del governatorato che avrebbe ordinato la predisposizione della lista degli aventi diritto al posto di lavoro dal quale sarebbe stato escluso il giovane poi morto fulminato. Il presidente del parlamento tunisino Mohamed Ennaceur ha annunciato la visita a Kasserine di una delegazione di deputati originari del luogo per seguire da vicino la situazione e promesso una sessione plenaria speciale, alla quale ha invitato anche il primo ministro Essid, dedicata alla situazione socio-economica generale del Paese e soprattutto alla disoccupazione giovanile dei giovani laureati o diplomati. Sperando che ciò possa servire ad attuare una strategia urgente e in qualche modo praticabile per poter risolvere i problemi ed evitare il diffondersi a macchia d'olio della protesta violenta.