CITTA' DEL MESSICO. Ci vorrà almeno un anno, forse anche cinque, perchè la giustizia americana possa mettere le mani su Joaquin El Chapo Guzman, il boss del cartello di Sinaloa catturato dai messicani dopo quasi sei mesi di latitanza, anche se l'iter giudiziario per l'estradizione è già formalmente iniziato. E mentre il video che mostra il blitz per stanarlo e la sua cattura fa il giro del mondo, l'altro grande protagonista di questa vicenda, Sean Penn, rompe il silenzio e di fronte al clamore suscitato dalla sua intervista al re del narcotraffico commenta: «non ho nulla da nascondere». A mostrare gli ultimi istanti da uomo libero del boss è stata la Tv privata messicana, che ha mandato in onda il video girato durante la sua cattura. Quindici minuti di adrenalina pura, durante i quali si vedono i marines, mitra in mano e volti incappucciati, che, dopo una violenta sparatoria entrano nella casa del Chapo. Lui riesce a fuggire dalle fognature, ma anche lì viene braccato. Tornato in superficie fa un ultimo tentativo di fuga rubando una macchia. Fermato per la terza volta, si arrende senza fare resistenza. Ora, rinchiuso nel carcere di massima sicurezza dal quale è già fuggito una volta, attende di sapere quale sarà il suo destino. E in quale paese. La Procura Generale messicana ha confermato di aver comunicato agli avvocati del Chapo le richieste di estradizione presentate nel giugno e agosto scorsi dalla giustizia americana, che lo vuole processare per associazione a delinquere, traffico internazionale di droga e altri delitti. La parola ora è agli avvocati di Guzman, che hanno a disposizione un periodo per presentare obiezioni alla richiesta di estradizione. Tenendo in conto che i rappresentanti del Chapo hanno già presentato ricorsi di tutela legale mentre il loro cliente era ancora latitante, dopo la sua rocambolesca fuga dello scorso luglio, e che comunque avranno la possibilità di ricorrere in appello contro una eventuale sentenza favorevole all'estradizione, questo sicuramente allungherà i tempi tecnici della procedura. Il responsabile delle procedure internazionali della Procura, Manuel Merino, ha già messo le mani avanti, sottolineando che gli avvocati del boss hanno già espresso la loro totale contrarietà all'estradizione, e dunque l'iter giudiziario potrebbe durare «un anno o anche di più». «Qui ne abbiamo visti che sono durati quattro anni», ha ricordato Merino. Ma un cambiamento rispetto al passato c'è stato: fino a poco tempo fa, il governo messicano si opponeva totalmente all'ipotesi di spedire El Chapo negli Usa. Ma la posizione del presidente Enrique Pena Nieto e dell'attuale responsabile della Procura, Arely Gomez, è cambiata dopo l'imbarazzante fuga del luglio scorso, per la quale El Chapo ha evidentemente contato con una ampia rete di appoggio dentro e fuori dal carcere di massima sicurezza dove era rinchiuso. In attesa anche Sean Penn. I suoi legali assicurano che intervistando il boss durante la sua latitanza «non ha violato la legge». Ma le autorità messicane lo hanno indagato e intendono sentirlo al più presto.