Lunedì 23 Dicembre 2024

Turchia sequestra 1.200 giubbotti salvagente. Schengen in bilico

ISTANBUL. La polizia turca ha sequestrato 1.263 giubbotti salvagente non sicuri custoditi in un magazzino a Smirne, sulla costa egea, e destinati ai migranti che tentano di raggiungere le isole greche su imbarcazioni di fortuna. A costruirli con materiale da imballaggio inadatto erano anche dei profughi siriani, alcuni dei quali minorenni, impiegati clandestinamente visto che in Turchia non hanno generalmente la possibilità di acquisire un permesso di lavoro. Evitare l'effetto contagio, per salvare Schengen, sempre più in crisi di fronte alla pressione migratoria. Dopo la stretta sui controlli alle frontiere interne di Svezia e Danimarca il rischio epidemia si fa più reale e la Commissione Ue invita i rappresentanti dei governi di Stoccolma, Copenaghen e Berlino ad una riunione d'urgenza, a Bruxelles, per "coordinare al meglio la gestione comune" dei flussi tra i Paesi coinvolti. "Schengen è sotto pressione" ammette il portavoce dell'esecutivo comunitario Margaritis Schinas, ma "stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure" per "difendere in modo più efficace le frontiere esterne", come il piano d'azione con la Turchia e la proposta sull'agenzia europea di guardacoste e guardie di frontiera. Però "nessuno ha la bacchetta magica" avverte, perché la situazione "è complessa ed in rapida evoluzione". L'Italia non intende sospendere il Trattato di Schengen, ma ha rafforzato il presidio sul confine a maggior rischio terrorismo: quello del Nord-est che incrocia la rotta balcanica usata dai foreign fighters. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il titolare del Viminale ha definito "non vere" le indiscrezioni che parlavano di un imminente ripristino dei controlli di frontiera ai confini con la Slovenia. Intanto il nuovo anno dei migranti che attraversano l'Egeo si apre con un'altra strage. Dopo la morte tre giorni fa di Khalid, il piccolo siriano di 2 anni prima vittima nel 2016, la scorsa notte due naufragi hanno causato la morte di almeno 36 persone nelle acque tra Turchia e Grecia. Tra loro diversi bambini e una donna incinta. Un bilancio tragico che potrebbe aggravarsi ancora, visto che nel mare grosso proseguono le ricerche dei dispersi e il numero esatto dei migranti a bordo dei barconi affondati resta incerto. Nel 2015 in quel tratto di mare la guardia costiera di Ankara ha soccorso 91.611 migranti, con un aumento annuo del 570%. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni lo scorso anno le vittime nell'Egeo, attraversato da quasi 850mila persone, sono state 805. Un numero che già nei primi giorni del 2016 torna drammaticamente a crescere.

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