PARIGI. Terrore senza fine. A un anno esatto dagli attentati contro la redazione parigina di Charlie Hebdo, la paura torna a scuotere Parigi. Una capitale perennemente in stato d'emergenza, con la popolazione abituata orami a vivere con l'ululato incessante delle sirene e la certezza di nuovi attentati. Nel quartiere della Goutte d'Or, uno dei più poveri e disagiati, a due passi da siti di grande richiamo turistico come Montmartre e la Basilica del Sacro Cuore, c'è rabbia e sgomento. E' qui, nel cuore del diciottesimo arrondissement, lo stesso che avrebbe dovuto colpire Salah Abdeslam, che intorno alle 11.30 un presunto terrorista marocchino di vent'anni, con jeans, giubbotto, scarpe da ginnastica, è stato abbattuto davanti al commissariato di zona. "Quando ho sentito aprire il fuoco mi sono subito avvicinata alla finestra. Ho visto un uomo a terra, non si muoveva più. Era morto", racconta Souhila, un'abitante della Rue de la Goutte-d'Or, terrorizzata come tanti altri parigini per quanto accade nella loro città. La Police Nationale ha subito bloccato l'intero quartiere noto per i suoi vecchi caffè frequentatissimi dai musulmani, il mercato di Barbès, e i negozi halal. Bloccato il traffico delle linee due e quattro della metropolitana. Nella zona sorvegliata a vista da centinaia di agenti armati sono arrivati gli artificieri e un robot ha ispezionato il cadavere del presunto jihadista con in tasca una rivendicazione dell'Isis. Ma in quella che è una delle zone più multietniche di Parigi - è qui che qualche anno fa Marine Le Pen incendiò gli spiriti denunciando le preghiere in strada alla Rue Myrha - molti abitanti non credono alla versione della polizia. "Ero a pochi passi da lì. Quell'uomo non ha avuto in alcun modo un atteggiamento aggressivo", racconta in lacrime Charlotte, una testimone della sparatoria, aggiungendo: "Ho visto perfettamente quell'individuo avvicinarsi agli agenti schierati all'ingresso del commissariato. Gli è stato chiesto di indietreggiare - ha aggiunto - lui all'inizio ha fatto due passi indietro, poi però ha ricominciato a dirigersi verso di loro. Non correva, aveva le mani alzate e soprattutto nessun coltello, forse l'ha lasciato cadere prima non so, ma posso assicurarvi che in quel momento non era armato. La polizia ha comunque aperto il fuoco uccidendolo con tre colpi". Come tanti altri testimoni la ragazza stravolta dice anche di non averlo mai sentito gridare "Allah Akbar", Allah è grande, come riportato da tutte le testimonianze ufficiali e denuncia una "psicosi" che ormai investe non solo gli abitanti di Parigi ma anche le stesse forze dell'ordine alle prese con una missione difficilissima in cui è sempre più difficile mantenere i nervi saldi. Alla Goutte-d'Or i bimbi di due scuole materne a due passi dal commissariato sono rimasti "confinati" in classe per almeno due ore. Intorno alle quattordici la polizia ha consentito ai genitori di andare a recuperare i figli, controllandoli uno ad uno. Alcuni hanno ricevuto l'assistenza dei pompieri e delle cellule di sostegno psicologico. Altre testimonianze parlano delle grida degli agenti che al momento della sparatoria ordinavano ai passanti di rifugiarsi nei negozi che hanno subito provveduto ad abbassare le saracinesche. Moltissimi abitanti, tra cui anziani e disabili, sono rimasti fuori casa per diverse ore, almeno fino al primo pomeriggio, quando la polizia ha cominciato a riaprire progressivamente le strade intorno alla Goutte d'Or. E' proprio nel diciottesimo arrondissement che avrebbe dovuto colpire Salah Abdeslam, il terrorista ancora in fuga membro del commando degli attacchi di venerdì 13 novembre. Per motivi ancora ignoti, il ricercato numero uno che alcuni danno ormai in Siria decise all'ultimo di non passare all'azione e di fuggire verso Bruxelles. E però, nella rivendicazione dell'Isis probabilmente preparata prima degli attacchi, questo quartiere di Parigi veniva citato come uno degli obiettivi. Ma oggi, a un anno esatto dagli attacchi a Charlie Hebdo, a ripiombare nel terrore è Parigi tutta intera.