ROMA. Un kamikaze si è fatto esplodere in un ristorante della capitale somala Mogadiscio, uccidendo almeno tre avventori. L'attentatore suicida era vestito come un uomo d'affari ma sotto indossava un giubbotto esplosivo e si è fatto saltare in aria subito dopo essere entrato nel Village Restaurant. Secondo le autorità, l'attentato è stato organizzato dagli integralisti islamici al-Shabaab.
E' la terza volta in pochi giorni che viene attaccato un ristorante a Mogadiscio.
L'ultimo attacco è avvenuto poche settimane fa quando una violenta sparatoria investì un minibus con a bordo il governatore della regione centrale di Galgadud, Hussein Wehliye Irfo. Cinque le vittime, mentre 19 furono i feriti. L'attacco avvenne a poco meno di due mesi da un altro attentato, quello contro un hotel che causò almeno 15 morti,
Secondo quanto riferiscono i media locali, tra cui Radio Shabelle, subito dopo si è verificata una forte esplosione, causata da un'autobomba, che ha causato il maggior numero di vittime. Sconvolto il quartiere colpito, una zona affollata in pieno centro dove si trovano un cinema, un hotel ed un centro commerciale. Un denso fumo nero si è sprigionato tra i palazzi facendo temere il peggio fra la popolazione.
Terribili le fotografie postate dai siti di informazione che hanno mostrato un vero e proprio campo di battaglia, con alcuni edifici danneggiati e autovetture distrutte. Immediato l'intervento della polizia che ha circondato la zona dell'attentato mentre negli stessi minuti gli
estremisti somali rivendicavano l'attacco.
Il 1 novembre scorso gli stessi jihadisti avevano colpito l'hotel Sahafi, frequentato da esponenti del governo e da manager della capitale. Urlando «Allah è grande» e armati di kalashnikov e granate gli Shabaab spararono all'interno dell'edificio andando a cercare gli ospiti fin nelle stanze.
Dopo essere stati cacciati nel 2011 dal centro di Mogadiscio dai soldati dell'Unione Africana (Amisom), gli estremisti hanno riparato nelle regioni vicine compiendo numerosi attacchi mordi e fuggi. Nei loro ripetuti attentati hanno anche sconfinato nei Paesi vicini. Nel luglio 2010, furono 76 le persone uccise quando i fanatici integralisti colpirono Kampala, capitale dell'Uganda, per la sua partecipazione alla missione Amisom. Poi arrivò il Kenya con il sanguinoso assalto nel settembre 2013 al centro commerciale Westgate a Nairobi con un bilancio di 67 morti. E nell'aprile di quest'anno il terribile massacro al campus universitario di Garissa, sempre in Kenya, con un bilancio di 150 morti.
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