ROMA. Quarantasette «terroristi» sono stati giustiziati in Arabia Saudita. Lo ha annunciato il ministero dell'interno saudita secondo quanto riferisce al Arabiya. Le persone messe a morte erano state condannate per aver progettato e compiuto attacchi terroristici contro civili. Secondo il ministero la maggior parte delle persone messe a morte erano coinvolte in attacchi attribuiti ad al Qaida ed avvenuti tra il 2003 e il 2006 e provenivano da 12 regioni del paese. L'anno scorso, secondo varie organizzazioni umanitarie, in Arabia saudita sono state eseguite 157 condanne a morte. Tra le 47 persone messe a morte oggi in Arabia Saudita figura anche il religioso sciita Nimr al-Nimr, che era stato condannato a morte l'anno scorso per sedizione. Lo ha annunciato il ministero dell'interno saudita. Arrestato a luglio del 2012, era uno dei leader principali delle proteste sciite nella parte orientale del paese. L'esecuzione di Nimr al-Nimr potrebbe innescare nuovi disordini nella minoranza sciita del regno, in gran parte concentrata nell'est del paese, e inBahrein, dove dal 2011 gli sciiti chiedono maggiori diritti. Al-Nimr, 55 anni, è stato uno strenuo oppositore della monarchia sunnita del Bahrein che represse duramente le proteste del 2011. Riad mandò le sue truppe per aiutare a schiacciare la rivolta, temendo un contagio all'interno dei suoi confini. Amnesty International aveva definito la condanna a morte del religioso sciita come parte di una campagna condotta dalle autorità saudite per «reprimere ogni dissenso». Prima del suo arresto nel 2012 al-Nimr aveva detto che la gente non vuole governanti che uccidono o compiono ingiustizie contro chi protesta. Il religioso non ha negato le accuse politiche contro di lui, ma ha sempre affermato di non aver mai portato armi o incitato a compiere atti violenti. L'Arabia Saudita pagherà a caro prezzo l'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr. È quanto afferma il ministero degli esteri iraniano secondo media internazionali.