BEIRUT. «Centinaia di civili» sono morti nei bombardamenti russi sulla Siria dalla fine di settembre, nei quali sono stati colpiti anche un ospedale, una moschea e un mercato e sono state impiegate bombe a grappolo. Lo afferma in un rapporto diffuso oggi Amnesty International, accusando Mosca di avere mancato «verognosamente» di ammettere le vittime civili.
Il rapporto di Amnesty fa seguito ad una denuncia di Human Rights Watch, che la settimana scorsa aveva parlato dell'uso di bombe a grappolo da parte dei russi in almeno 20 raid.
«Alcuni attacchi aerei russi - afferma Philip Luther, direttore di Amnesty per il Medio Oriente e l'Africa del Nord - sembrano aver preso direttamente di mira i civili, colpendo aree
residenziali dove non vi erano evidenti obiettivi militari, e anche strutture mediche. Tali attacchi possono costituire crimini di guerra».
Il rapporto, che si basa anche su interviste a sopravvissuti e altri testimoni, prende in considerazione in particolare sei attacchi avvenuti nelle province di Homs, Idlib e Aleppo tra
settembre e novembre, in cui sono stati uccisi complessivamente almeno 200 civili e solo poco più di una decina di miliziani armati. Tra gli attacchi, uno su un affollato mercato di Ariha, nella provincia di Idlib, con un bilancio di 49 civili morti, e un altro su un edificio residenziale di Al Ghantu, nella provincia di Homs, in cui sono stati uccisi 32 bambini e ragazzi minorenni e 11 donne.
Inoltre dopo un bombardamento su una moschea a Jisr al Shughur, nella provincia di Idlib, il primo ottobre, Mosca ha risposto alle accuse mostrando immagini satellitari in cui
apparentemente la moschea era ancora intatta. Ma secondo Amnesty International, si trattava di un edificio diverso da quello distrutto.
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