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Siria, Onu dà il via a negoziati di pace: ma restano divisioni su Assad

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu

NEW YORK.  Per la prima volta il Consiglio di Sicurezza dell'Onu supera le divergenze interne e approva all'unanimità una risoluzione sull'avvio di un processo di pace in Siria e per il cessate il fuoco. Un testo fortemente voluto dai rappresentanti dei Paesi membri del Gruppo Internazionale di sostegno sulla Siria, nel quale però non si fa alcuna riferimento al presidente Bashar al Assad. Anzi, sottolinea il segretario di Stato Usa John Kerry, sul suo futuro restano ancora «nette differenze». Intanto, la Nato ha dato il via libera all'invio di aerei radar, caccia e navi nel Mediterraneo orientale per incrementare la difesa della Turchia al confine siriano, «in considerazione della situazione instabile della regione».

La risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza chiede che «il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, attraverso il suo inviato speciale in Siria, Staffan de Mistura, convochi i rappresentanti del governo siriano e dell'opposizione per dare il via a negoziati formali su un processo di transizione politica urgente». L'obiettivo è di dare il via ai colloqui «all'inizio di gennaio». «È la prima risoluzione che riguarda il processo politico nel Paese mediorientale e rappresenta un passo importante su cui lavorare», ha detto Ban. Secondo Kerry, con l'adozione del documento «per la prima volta siamo tutti insieme su una nuova strada».

Anche se «rimangono nette differenze sul futuro di Assad». «Ma la maggior parte dei Paesi del Gruppo Internazionale di sostegno sulla Siria - ha aggiunto - ritiene che Assad abbia perso la credibilità per governare». Secondo il collega francese, Laurent Fabius, dopo il voto unanime servono garanzie sull'uscita di scena del presidente siriano. Alla maratona negoziale, aperta da Ban insieme a De Mistura, hanno partecipato i ministri degli Esteri di numerosi Paesi, tra cui Kerry e il collega russo Serghiei Lavrov. Oltre alla rappresentante per gli affari Esteri dell'Ue, Federica Mogherini, e al titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni. «Quella della comunità internazionale sulla Siria è una scommessa, ma se il processo parte le cose cambieranno», ha sottolineato Gentiloni.

«I Paesi del Gruppo hanno trovato un accordo sulla transizione - ha aggiunto - l'auspicio è che con questa arrivi il cessate il fuoco». Per il titolare della Farnesina l'avvio di un processo di transizione, «se si incamminerà lungo i binari immaginati a Vienna, provocherà un cambiamento che inciderà sui poteri attuali di Assad e su una sua uscita di scena». «Siamo tutti impegnati a raggiungere una soluzione politica - ha assicurato Nasser Judeh, ministro degli Esteri e vice premier della Giordania -. I Paesi non sono d'accordo su tutto, ma stiamo cercando di arginare le differenze e di trovare un terreno comune». La Giordania sta coordinando le diverse posizioni per definire la lista dei gruppi considerati terroristici, partendo da un documento che riunisce le proposte di ciascun Stato con 167 organizzazioni estremiste. Ed è questo, insieme alla lista dei gruppi dell'opposizione che devono partecipare alla transizione, il punto di maggiore disaccordo con i russi.

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