BRUXELLES. Le sanzioni economiche della Ue contro la Russia saranno rinnovate per sei mesi fino al 31 luglio 2016. Dopo la frenata voluta dall'Italia e la riflessione politica portata da Matteo Renzi al tavolo del Consiglio europeo, gli ambasciatori dei 28 - in una riunione del Coreper che si è tenuta dopo la conclusione del vertice - hanno formalizzato l'avvio della cosiddetta «procedura scritta» per raccogliere l'assenso delle capitali. Il termine scadrà lunedì alle 12 ed il provvedimento sarà pubblicato martedì sulla Gazzetta Ufficiale.
Le sanzioni economiche sono quelle varate nell'estate 2014 dopo l'annessione della Crimea, l'abbattimento del volo MH17 e l'offensiva dei separatisti del Donbass armati e sostenuti dai russi. Riguardano il divieto per le banche e le compagnie controllate dallo stato ad operare sui mercati finanziari europei, l'embargo alla vendita di armi, tecnologie 'dual usè e per l'industria petrolifera.
Sarebbe stato «di dubbio gusto» che un atto di tale portata fosse stato burocraticamente approvato in automatico senza almeno «una piccola discussione», ha detto il premier dopo un vertice in cui Renzi ha intrecciato il tema delle sanzioni con quelli ben più profondi delle riflessioni sull'Unione europea a guida tedesca, che prende posizioni diverse a seconda delle convenienze e degli interessi in gioco. Come poteva succedere anche per il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che rischiava di passare «alla chetichella» dopo che la Commissione europea aveva invece bocciato il progetto del South Stream, che il gas russo lo avrebbe fatto arrivare direttamente all'Europa mediterranea.
Renzi oggi ha ribadito che nel merito delle sanzioni l'Italia non era contro, perchè già a marzo scorso tutti i 28 erano stati unanimi nel legare il rinnovo alla messa in atto degli accordi di Minsk sull'Ucraina.
La mossa dell'Italia ha fatto sì che si aprisse il dibattito. D'altronde scopo delle sanzioni, è stato continuamente ripetuto a Bruxelles, non è quello di unire la Russia, ma di indurre a ritornare allo status quo.
La speranza è quella che sia possibile evitare il rinnovo la prossima estate. Ma nei piani alti del Consiglio emerge scetticismo. «Ad aprile o maggio prossimo la situazione rischia di essere peggiore» osserva una fonte di altissimo livello, facendo riferimento non solo agli obblighi di Mosca e dei separatisti, ma anche al percorso di riforme richiesto a Kiev.
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