LOS ANGELES. Verranno riaperti nella giornata di oggi gli oltre 1.500 edifici scolastici chiusi a Los Angeles in seguito ad una minaccia diffusa via e-mail, dopo che la Fbi l'ha definita "non credibile", secondo quanto riferisce il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti. Rimane tuttavia ancora un mistero il movente dietro l'invio del messaggio via posta elettronica, ha aggiunto Garcetti.
Lo spettro del terrorismo non smette di tormentare l'America. Così Los Angeles, a un centinaio di chilometri dal luogo della strage di San Bernardino, vive una giornata surreale. All'improvviso, di primo mattino, un allarme attentati fa prendere alle autorità locali una decisione clamorosa e senza precedenti: chiudere tutte le scuole pubbliche della metropoli californiana.
La routine di milioni di cittadini viene sconvolta in pochi minuti. Agli school bus appena usciti dai depositi - erano le 7 del mattino circa - viene ordinato via radio di rientrare. Le scuole già aperte vengono fatte evacuare e ai genitori che hanno già accompagnato i loro figli viene lanciato l'appello di andarli immediatamente a riprendere. Il messaggio a tutti è di stare lontano il più possibile da tutti i campus scolastici. Sono ore, se non di paura, di ansia.
Sembra l'inizio di una nuova giornata da incubo, col presidente Barack Obama informato in diretta sui fatti. La minaccia, giudicata subito "credibile", è giunta ad alcuni dirigenti scolastici attraverso delle email inviate da Paesi stranieri: una da Francoforte, in Germania. E la minaccia ha l'effetto immediato di paralizzare il secondo distretto scolastico degli Stati Uniti dopo quello di New York, con 920 istituti (dalle scuole materne a quelle elementari ai licei) e circa 640 mila studenti. "Non si tratta solo di una, due, tre scuole - spiegano in tv le autorità locali - ma di una minaccia diffusa, che riguarda molti istituti".
Si parla di zainetti o altri oggetti potenzialmente esplosivi che potrebbero essere stati piazzati per colpire direttamente studenti, insegnanti e personale scolastico all'interno dei campus. Sul terreno arrivano anche gli agenti dell'Fbi e le scuole vengono controllate a tappeto. Col passare delle ore, pero', prende corpo l'ipotesi di una reazione dettata più dall'eccessiva prudenza e dalla psicosi attentati che dall'esistenza di una minaccia reale.
A sollevare per primi i dubbi - non senza suscitare qualche polemica - il sindaco e il capo della polizia di New York Bill de Blasio e William Bratton, che parlano di "bufala". Anche nella Grande Mela - spiegano in conferenza stampa - sono arrivate minacce simili a quelle di Los Angeles. E sono arrivate - aggiungono - anche in molti altri distretti scolastici in tutto il Paese. Ma per le autoritànewyorchesi si e' capito subito che quelle email - sembra in tutto e per tutto simili a quelle di Los Angeles - non contenevano minacce credibili.
Cosi' de Blasio e Bratton non risparmiano una frecciata ai loro colleghi californiani, che secondo loro avrebbero avuto una "reazione eccessiva ed esagerata". "Sono minacce - afferma il capo della polizia newyorchese - fatte per fomentare la paura. Ma noi non lo permetteremo". "E' irresponsabile criticare quella che è stata la risposta a una minaccia", si e' difeso visibilmente piccato il capo della polizia di Los Angeles, Charlie Beck. "Sulla base di circostanze del passato non abbiamo voluto escludere nemmeno una possibilità", ha aggiunto il sovrintendente scolastico Ramon Cortines, sottolineando che la sicurezza degli studenti e' la priorita' assoluta. Questa e' la vita in America ai tempi dell'Isis e dell'inquietante fenomeno delle sparatorie di massa.
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