PALERMO. Analista di strategia militare e geopolitica, Arduino Paniccia è un autorevole membro dei comitati di studio e gruppi di lavoro dell' Unione Europea e dell' Onu. Noto per la franchezza e l' acume, il direttore della Scuola di competizione economica della Cà'Foscari spiega all' indomani della strage di San Bernardino che «l' escalation di attentati jihadisti dipende dal fatto che l' Isis si sente ormai sotto assedio». Ma il docente della Scuola antiterrorismo del ministero degli Interni, offre rassicurazioni in vista del Giubileo: «I nostri servizi hanno lavorato benissimo: contro il terrorismo, l' Italia è sulla strada giusta».
Professore, la strage al Cairo, le cui dinamiche sono ancora da chiarire, e la carneficina di San Bernardino, di chiara matrice jihadista, sono le ultime pagine di un libro dell' orrore ormai infinito. Perché l'Isis alza il tiro?
«L' intervento militare russo ha messo l' Isis nelle condizioni di dovere affrontare un nuovo scenario. Do po strategie di contrasto poco efficaci messe in campo dall' Occidente nell' ultimo anno e mezzo, gli uomini del Califfo hanno bandito i trionfalismi. Per la prima volta, i terroristi si sentono davvero circondati e attaccati. Reagiscono con violenza perché ormai sono in preda alla sindrome di accerchiamento.
È bene pertanto alzare la guardia».
Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, obietterebbe però che Putin è "più parte del problema che della soluzione" in Siria. Come stanno le cose?
«La verità èche la strategia occidentale è attraversata da molte contraddizioni, che talvolta rasentano il ridicolo. Ora che i russi sono scesi in campo e sono finalmente riusciti a incutere paura a criminali che non hanno pari nella storia dell' umanità, si sente ripetere dappertutto che l'intervento contro l' Isis non serve più. Lo diciamo ora, dopo 7 mila missioni del tutto inutili, e il coinvolgimento di 60 Paesi in una coalizione del tutto inefficiente? Dire che Putin è parte del problema è solo uno slogan. Il problema vero è che subiamo da 35 anni feroci atti di terrorismo. E che noi occidentali Arduino Paniccia abbiamo fatto poco o nulla per liberarci di questa piaga».
Tusk sostiene però che Pu tin non combatta l' Isis, ma i ribelli anti -Assad.
«Mosca ha senz' altro una propria strategia, ma la maggior parte dei raid russi colpisce l' Isis. E poi, quella dei terroristi buoni e dei terroristi cattivi, è una favola che non possiamo più raccontarci. I terroristi sono terroristi. Anche quelli che formalmente non lo appoggiano, sostengono nei fatti il Califfato».
Intanto la Francia apre un nuovo fronte anche in Libia.
«Si tratta di una nuova fuga in avanti che apre il poco auspicabile scenario di un doppio fronte. Colpire le propaggini del Califfato in Libia, significa vanificare l' opera diplomatica messa in campo da Bernardino León, peraltro con pessimi risultati. La Francia è molto scossa, è comprensibile. Ma sarebbe meglio che ci si concentrasse tutti sul fronte siriano. L' interventismo a tutti i costi lo abbiamo già pagato a caro prezzo: l' Italia prima di ogni altro».
Come si esce dall'impasse siriana se non si decide su Assad?
«Dobbiamo comprendere che nei prossimi decenni l' eurocentrismo dovrà fare i conti con una coalizione euro -asiatica che comprende Iran, Cina e Russia. La parola d' ordi ne è dunque Realpolitik: trattare sul futuro di Assad sì, ma prima di tutto una coalizione unica per sconfiggere l' Isis. Oppure non se ne esce».
Seppure in modo molto "discreto", scende in campo anche la Germania, Come leggere la mossa della Cancelliera?
«Se Francia e Gran Bretagna hanno assunto da tempo un profilo interventista, Berlino ha assunto una posizione simile a quella dell' Italia che difficilmente muterà finché resterà in sella la signora Merkel.
Quello tra il nostro Paese e la Germania, sarebbe un asse molto utile che potrebbe consentire all' Europa di evitare molti errori. Ma spesso, alla prova dei fatti, le molte affinità non sfociano in una vera alleanza».
L' Inghilterra viceversa bombarda. E ha ricevuto dall' Isis serissime minacce.
«L' Inghilterra va incontro a rischi enormi. Un impegno così massiccio solleva qualche domanda. Dopo gli attentati di Parigi, si era data notizia che vicino al distributore dove era atteso il terrorista Salah, fos sero stati arrestati a Bruxelles sei cittadini inglesi di origine pakistana.
C' erano collegamenti fra cellule inglesi e cellule di Molenbeek? È una cosa che fa riflettere».
Intanto in Europa si corre ai ripari: c' è l' accordo sulla tracciabilità dei voli.
«Era una mossa assolutamente necessaria. Riusciremo ad avere maggiore controllo su qualche migliaio di francesi, inglesi tedeschi e qualche italiano, che ritorna addestrato in Europa per compiere missioni suicide insieme a chi rimane e depista le operazioni. Ma siamo ancora indietro: è inutile presidiare i quartieri, se le frontiere europee restano ancora un colabrodo».
Dobbiamo avere paura in vista del Giubileo?
«Dobbiamo essere consapevoli che chi decide di far morire sé e gli altri è praticamente inarrestabile.
Ma c' è da dire che intelligence e sicurezza hanno lavorato in questi anni molto bene. Considerata la situazione e la posizione dell' Italia, i risultati sono stati finora encomiabili. Se ricorriamo a forze speciali senza remore, rafforziamo i controlli, e procediamo alla costituzione di una pronta risposta, c' è da essere ottimisti. Il nostro Paese è sulla strada giusta».
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