ISTANBUL. Una palla di fuoco esplode all'improvviso tra un treno in corsa della metropolitana sopraelevata e il traffico di auto delle cinque del pomeriggio a Istanbul. Dal quartiere periferico di Bayrampasa, in un passaggio stradale sopra la stazione della metro, lo scoppio di un ordigno artigianale ma molto potente si sente fino alle zone centrali del Corno d'Oro e di Beyoglu, scatenando il panico. Almeno cinque persone rimangono ferite, conferma il sindaco della municipalità locale, Atilla Aydiner. Un bilancio che all'inizio si era temuto ancora più grave, visto che in quel momento la zona era molto trafficata e dopo l'esplosione le schegge sono volate a diversi metri di distanza.
In una Istanbul sempre all'erta tra possibili minacce dell'Isis, il conflitto aperto con il Pkk curdo e le azioni isolate di gruppi estrema sinistra si teme subito un attentato. A esplodere è un ordigno lasciato lungo la strada. Secondo i primi rilievi degli investigatori un tubo bomba, riempito di materiale esplosivo per provocare una deflagrazione in grado di uccidere. Le schegge distruggono i vetri di un treno di passaggio, costringendo all'evacuazione dei passeggeri e scatenando il panico nella zona, dove arrivano diversi mezzi delle ambulanze e dei vigili del fuoco. La metropolitana viene chiusa per permettere i soccorsi e mettere in sicurezza la zona, mandando nel caos il traffico già intenso della metropoli sul Bosforo. Le indagini per capire chi abbia lasciato quell'ordigno all'ora di punta non escludono nessuna pista. Secondo i media turchi l'obiettivo della bomba potrebbe essere stato un mezzo della polizia turca. Alcuni agenti erano passati dal punto dell'esplosione pochi attimi prima che avvenisse. Ma le autorità restano prudenti su dinamica e obiettivi. Anche perchè le modalità non rimandano immediatamente a un'azione terroristica altamente organizzata.
Ma a poche settimane dalla strage di Ankara e viste le forti tensioni con la minoranza curda nessuna pista può essere esclusa, compreso il coinvolgimento di gruppi di estrema sinistra come il Dhkp-c, già protagonisti di azioni su piccola scala a Istanbul contro forze di sicurezza. In Turchia la tensione resta alta a tre giorni dall'omicidio del capo degli avvocati curdi Tahir Elci, assassinato sabato nel centro storico di Diyarbakir, 'capitalè curda del sud-est. «È certo che la pallottola che ha ucciso sia stata sparata da un'arma della polizia - ha denunciato Selahattin Demirtas, leader del partito filo-curdo Hdp, che si è visto respingere la richiesta di creare una commissione parlamentare d'inchiesta sul delitto -. Sarebbe molto facile trovare gli esecutori se venisse trovato il bossolo del proiettile. Dal nostro punto di vista è molto chiaro che in quel momento, in quell'area e in quella strada nessuno a parte agenti di polizia stava sparando. Ma per quale scopo e da quale arma» è stato colpito Elci «può essere svelato solo attraverso una corretta indagine».
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