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Lupacchini: tra mafie e Isis, c'è il pericolo di possibili rapporti finanziari

ROMA. «Il rischio di infiltrazioni jihadiste sui barconi è concreto.Occorre una ferrea attività di intelligence», ammonisce Otello Lupacchini, sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma. «È possibile che le mafie abbiano allacciato legami di tipo commerciale con organizzazioni politiche islamiste», avvisa il magistrato che ha sconfitto e condannato i componenti della Banda della Magliana. Che da par suo racconta crimini e misfatti della Capitale in un bel libro edito di recente da Koinè nuove edizioni, Impronte criminali.

Anche ieri perquisizioni e arresti in Belgio e Germania. Siamo in presenza della nascita di uno Stato del terrore?

«Dall’estate del 2014, i media hanno cominciato a raccontarci di decapitazioni dei prigionieri, di pulizia etnico-religiosa nelle zone occupate dell’Iraq, di proclamazione di un Califfato, ad opera dell’Isis che si distingue da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta perché punta all’obiettivo di far nascere dalle ceneri dei conflitti mediorientali un vero e proprio Stato, con un suo territorio, una sua economia e un’enorme forza di attrazione per i musulmani fondamentalisti di tutto il mondo. L’Isis è il punto di emersione del fallimento dei politici occidentali e dei leader regionali, nel corso dei 14 anni che ci separano dall’11 settembre 2001, giorno degli attentati alle Torri Gemelle: l’Afghanistan registra oggi una presenza crescente di talebani; la Libia è sprofondata nel caos e la presenza islamista è lì sempre più forte; più di quindicimila civili morti ammazzati in Iraq nel solo 2014,mentre intere aree del Paese sono ormai sotto il controllo dell’Isis; circa trecentomila le persone uccise in Medio Oriente e Nordafrica, centinaia di migliaia i feriti, milioni le persone costrette a lasciare le loro case;il caos in Siria e la diffusione delle idee dell’Isis in Afghanistan, nel Caucaso e nell’Africa Nordorientale completano il quadro».

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