TUNISI. La Tunisia ripiomba nel terrore, dopo le stragi jihadiste al Museo del Bardo e nel resort turistico di Sousse: nella capitale una bomba ha distrutto un autobus che trasportava un gruppo di guardie presidenziali, provocando diverse vittime, almeno dodici, e diciassette feriti. Come prima riposta, le autorità hanno ripristinato lo stato d'emergenza. La forte esplosione si è verificata nelle ore di punta nella centrale Avenue Mohamed V di Tunisi, vicino all'ex sede del partito del deposto presidente Ben Ali. L'autobus è andato letteralmente in pezzi: una fonte della sicurezza ha parlato di una dinamica compatibile con un'esplosione dall'interno del bus, probabilmente a causa di una bomba a bordo o di un kamikaze che ha azionato una cintura esplosiva. Numerose ambulanze sono accorse nella zona - già intasata per il traffico e la pioggia - che è stata transennata. Tante persone che abitano negli edifici intorno sono accorse in strada, incredule per quanto successo. Testimoni hanno riferito di un'esplosione che si è sentita per tutta la città e di "spettacolo catastrofico". Palpabile il nervosismo delle forze dell'ordine, dispiegate a centinaia tra polizia e militari, che si sentono prese di mira in prima persona. Sul posto sono arrivati il primo ministro Habib Essid ed il ministro degli Interni Najem Gharsalli, che ha parlato subito di "attacco terroristico". Il presidente Beji Caid Essebsi in serata è apparso alla tv dichiarando la proclamazione dello stato di emergenza per 30 giorni e il coprifuoco a partire dalle 21 alle 5 del mattino. "Siamo in guerra con il terrorismo, ci attrezzeremo", ha promesso Essebsi, che per domani ha convocato una riunione del comitato sicurezza. Per la Tunisia il 2015 è stato un 'annus horribilis'. A marzo un commando terrorista ha assaltato il museo nazionale del Bardo, nella capitale, uccidendo 24 persone, tra cui 21 turisti (4 italiani) e ferendone altre 45. A giugno, tre uomini armati sono sbarcati sulla spiaggia di un resort turistico a Sousse, massacrando 39 persone e ferendone altre 38. In entrambi i casi, è arrivata la rivendicazione dell'Isis. E la Tunisia, dopo appena quattro anni dalla "rivoluzione dei gelsomini", che accese la miccia della primavera araba e provocò la fine della dittatura, è tornata a rivivere l'incubo terrorismo. Lo Stato nordafricano, che prima del Bardo era considerato l'unica 'oasi' di sicurezza nell'area, oggi è considerato il principale esportatore di jihadisti: almeno tremila tunisini sarebbero andati a combattere per l'Isis in Siria e Iraq.