È ormai un' idra dalle mille teste, pronta a fagocitare vite e storie umane allo schiocco di un ordigno. L'Isis avanza inarrestabile nelle more di decisioni irrevocabili che ancora tardano a giungere dal fronte occidentale. «Sino a oggi abbiamo fallito perché abbiamo pensato agli uomini dell' Isis come a "semplici" terroristi», ammonisce il comandante Francesco D'Arrigo, direttore dell' Istituto italiano di studi strategici Niccolò Machiavelli. «Ma l' Isis è uno Stato vero e proprio che mira a sovvertire l' ordine geopolitico attuale, servendosi di un movimento insurrezionalista globale. Fino a quando non metteremo gli stivali nella loro terra, non riusciremo a fermare il terrore». Comandante, Bruxelles è blindata a causa di una serissima minaccia di attentati. L' Isis è ormai fuori controllo? «La strategia occidentale si è rivelata sino a oggi fallimentare perché condizionata da valutazioni fuorvianti. I singoli Stati si sono limitati a combattere le singole cellule jihadiste, considerandole alla stregua di gruppi terroristici tradizionali. Ma l' Isis è uno Stato vero e proprio che ha un territorio conquistato con la guerra, una gerarchia verticale, una Capitale, fonti di sostentamento amplissime come droga e petrolio, imponenti armamenti e leggi rette dalla violenza della sharia. Non si tratta di "semplice terrore" sul modello di Al Qaeda. L' Is è uno Stato che ha dichiarato guerra al mondo». Dunque ha ragione la Francia ad aver parlato di guerra? «Se per un verso i francesi fanno i conti con il fallimento della loro intelligence, hanno capito bene che non hanno a che fare con dei semplici fanatici che si fanno saltare per aria per questioni religiose. I militanti dell' Isis non sono terroristi che trattano, né chiedono contraccambi. Vogliono solo immolarsi e uccidere più persone possibili: a Parigi si è compreso che siamo in presenza di un movimento insurrezionalista globale. I jihadisti del Califfo obbediscono a una precisa strategia geopolitica che sfrutta ragazzi indottrinati e foreign fighters altamente specializzati per portare la guerra nelle nostre case. L' idea di combattere singole cellule terroristiche è destinata allo scacco: Parigi ha risposto alla guerra con la guerra». Se non è terrorismo ma insurrezione, che cosa occorre fare? «Interventi isolati e mille distinguo sono controproducenti e fanno il gioco dell' Isis. L' Europa deve mettere in piedi quanto prima una strategia comune. E occorre poi una politica militare idonea. I soli bombardamenti creano distraction logistiche che esacerbano gli animi dei civili e rafforzano i sentimenti anti -occidentali. Bisogna estirpare lo Stato islamico proprio dove si è radicato. Urgono stivali sul campo. Se vogliamo fermare il terrore, bisogna sporcarsi le mani». Non c' è il rischio che l' assedio possa moltiplicare gli attentati in Occidente? «Siamo in guerra. E la guerra impone misure eccezionali come quelle adottate in Francia, dove si è estesolo Stato di emergenza. Bisogna rinunciare tutti a parte delle nostre libertà. Non possiamo più pensare di arrestare un terrorista soltanto se lo cogliamo sul fatto pronto a farsi esplodere. I terroristi hanno il vantaggio della sorpresa. Non sapremo mai dove colpiranno. L' unica possibilità è la prevenzione: prenderli e incarcerarli prima che agiscano». Che fare dunque? «Urge un maggiore coordinamento delle intelligence europee e l' approvazione di provvedimenti che consentano di controllare i presunti terroristi, i loro parenti, i loro amici, i loro computer, le loro email. Bisogna schedare tutte le persone a rischio, e monitorarne i movimenti anche in modo coperto. Se vanno ad adde strarsi in Siria o in Iraq, e poi tornano in Europa, non vengono certo per fare lezioni di catechismo. Bisogna arrestarli subito, appena scesi dall' aeroplano. Per dirla in sintesi, serve un Patriot Act. In Italia e in Europa». A tal proposito, abbiamo raccontato su queste pagine che Bassam Ayachi, l' ideologo degli attentati di Molenbeek, era stato scarcerato e poi liberato qui in Italia. «È intollerabile. Anche i sette presunti terroristi arrestati nei giorni scorsi a Merano sono stati liberati per un cavillo e oggi hanno fatto perdere le loro tracce. Sono stati bruciati due anni di lavoro di Ros e intelligence per questioni formali. Urge che il governo emani provvedimenti molto rigidi in proposito. La magistratura deve capire che siamo in guerra. Non possiamo permetterci interpretazioni e sofismi: corriamo pericoli devastanti». La risoluzione dell'Onu non fornisce intanto le basi legali per ricorrere all' uso della forza. Che cosa succederà? «I jihadisti sono in guerra contro di noi dal 2001. Ma da Al Qaeda a oggi, le cose sono terribilmente cambiate. L' Isis punta a sovvertire l' assetto geoeconomico del mondo. Guai a considerarli mitomani: non si fermeranno fino a quando non li avremo eliminati. Due guerre mondiali ci hanno insegnato che tardare a capire che cosa vuole il nemico significa incorrere in catastrofi enormi. Alla guerra si risponde con la guerra».