PALERMO. «Caro signor Freud, c’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra? Vi è una possibilità di dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino più capaci di resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione?». Le domande sono contenute nella lettera scritta da Einstein a Freud,il 30luglio del 1932, il giorno prima delle elezioni in Germania, quando il partito nazionalsocialista conquistò la maggioranza con il 38% dei voti. La risposta. «Caro signor Einstein, la propensione alla guerra nell’uomo si spiega con l’esistenza della pulsione distruttiva, o thanatos, che si contrappone, e a volte è complementare, alle forze dell’eros. La pulsione distruttiva auto diretta è in rapporto alla coscienza morale; sebbene la psiche umana, a differenza di quella animale, abbia la capacità di controllare gli istinti, l’aggressività non è del tutto eliminabile; infine l’istinto aggressivo non può essere combattuto frontalmente: deve essere limitato sviluppando il suo antagonista, l’Eros». Dopo sei anni iniziò una guerra devastante.
«Nei fenomeni culturali di massa che stanno alla base del fondamentalismo politico e religioso - commenta Daniele La Barbera, direttore della Scuola di Psichiatria dell’Università di Palermo - rileviamo la presenza di un pensiero psicotico condiviso, una ideologia aberrante e assoluta di distruzione e sopraffazione violenta dell’altro, nei quali la dimensione fondativa dell’umano appare impoverirsi fino alla sua più completa e straniante desertificazione. Ma non tutte le guerre hanno alla base una ideologia psicotica».
Gli attacchi come quello di Parigi provocano effetti psicopatologici?
«Il terrorismo è causa di ripercussioni negative soprattutto nei soggetti più vulnerabili, chi già soffre di disturbi ansiosi, fobie, depressione, disturbi ossessivi o ipocondriaci. Diminuisce, inoltre, la tolleranza allo stress e alle frustrazioni mentre aumenta l’intolleranza e la diffidenza verso i diversi e gli estranei. Ma l’effetto più grave riguarda quello che io definisco “il trauma della visione del mondo”, cioè quel grave perturbamento delle coscienze che riguarda la percezione e la rappresentazione del mondo in cui viviamo. Dopo gli attentati di Parigi, così come dopo quelli alle Twin Towers, noi tutti sentiamo di vivere in un mondo meno sicuro, meno bello e meno gioioso; il nostro approccio vitale al mondo e all’esistenza, in generale, è peggiorato. È questo l’effetto più grave, e rappresenta l’obiettivo più diretto e immediato che la strategia del terrore vuole ottenere. Nella psicopatologia del terrorismo c’è la dilatazione estrema del concetto di “nemico”. L’assolutizzazione totalizzante e onnipervasiva di una ristretta e parcellare visione del mondo,idea religiosa, pensiero politico. La totale eliminazione della molteplicità a favore dell’unicità assoluta: può esistere un solo dio, un solo culto, un pensiero unico, un unico mondo culturale, un’unica identità. Tutto ciò che non è identico a me va combattuto e distrutto».
A cosa mira la psicopatologia del terrore?
«A farci sentire totalmente indifesi, impotenti. L’umanità intera teme il diffondersi di questa desertificazione dell’umano, di questo abisso di insensatezza e di brutalità che vorrebbe farci precipitare nel più arcaico e oscurantista dei mondi possibili».
Terroristi solo carnefici o anche vittime?
«I terroristi, oltre a essere carnefici, sono essi stessi vittime, vittime della loro ideologia,ma anche vittime dell’indottrinamento violento e fuorviante che hanno subito sin da bambini: le biografie di questi individui parlano spesso di infanzie drammatiche e travagliate, abbandoni, orfanotrofi, traumi precoci. Non è un caso».
La follia nella storia ricorre con frequenza. Kim Jong Un ha fatto ammazzare il ministro della difesa perché si era addormentato durante una parata militare...
«Caligola e Nerone sono i grandi psicopatici dai quali tutto ha inizio: Nerone è il primo persecutore religioso,Caligola il primo psicotico e sadico al potere. Ma sono molti gli aspetti che marcano una forte differenza trai dittatori pazzi e le guerre folli del passato e il terrorismo contemporaneo.Oggi imperversano la mondializzazione/globalizzazione, la delocalizzazione estrema – e Parigi ne è un esempio - la cospicua informatizzazione, la mediatizzazione spinta.Nella strategia dei terroristi non basta sapere, è necessario vedere. Il terrorismo non produce effetti se non lo trasmette la tv».
E i giovani occidentali?
«Vanno alla ricerca di una dimensione eroica negativa indifferenziata e distruttiva, vittime della fascinazione della dimensione di arcaicità, di onnipotenza e di violenza primigenia. Cercano, forse, una nuova palingenesi da opporre a una civiltà tecnologica vissuta come troppo complessa e disumanizzante, e manifestano una fascinazione per ciò che è primitivo, tribale, ancestrale».
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