VARSAVIA. Un nuovo mal di testa per Bruxelles, un'eccellente notizia per David Cameron e tutta la galassia dell'euroscetticismo. Il voto in Polonia è "un'altro chiodo sulla bara di un'Unione europea più integrata", sintetizza Pawel Swidlicki, analista di 'Open Europe', think tank dei conservatori britannici. Dopo il trionfo nelle presidenziali di maggio, una nuova svolta populista ed euroscettica della Polonia era più che prevista. Ma i risultati del voto - che ha dato la maggioranza assoluta del Parlamento a 'Diritto e Giustizia' (Pis) dell'ex premier Jarosław Kaczynski e fatto sparire la sinistra dal Parlamento - sono "scioccanti" per il capogruppo dei socialdemocratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella. Perché evidentemente gli otto anni di crescita economica del Paese non hanno impedito che fosse bocciato l'europeismo dei liberali di Piattaforma civica. Pis ha vinto promettendo l'abbassamento dell'età pensionabile, un bonus di 125 euro al mese fino al compimento dei 18 anni per i 'secondi figli' e medicine gratuite per i pensionati. In più ha alzato i toni anti-russi e fatto propaganda, seguendo le orme dell'Ungheria di Viktor Orban, contro i rifugiati "che portano malattie". Dai palazzi di Bruxelles per ora arrivano commenti ufficiali di pura diplomazia. "Spero che potremo lavorare strettamente insieme per un'Unione europea più forte e più resistente, con la Polonia che giochi un ruolo centrale", scrive Jean Claude Juncker nel messaggio alla futura premier Beata Szydlo. Il presidente del Consiglio europeo ed ex primo ministro polacco Donald Tusk si limita alle congratulazioni e all'augurio di "un mandato prospero e fruttuoso che rafforzi la posizione della Polonia nell'Unione europea". Ma fonti diplomatiche osservano che "certamente la svolta a Varsavia cambia gli equilibri nella Ue". D'altronde la Polonia è uno dei sei paesi più grandi della Ue come popolazione ed ha quindi un voto pesante in Consiglio. In più fa parte del gruppo di Visegrad, che blocca le politiche europee sui migranti. E sicuramente sarà un alleato naturale - oltre che di Orban - del premier britannico nel negoziato per la riforma della Ue. Pittella non fa giri di parole. "Il rischio del disfacimento dell'Europa è concreto", dice affiancando il voto polacco al fenomeno Le Pen in Francia. Queste elezioni, sostiene, "dimostrano che il virus del nazionalismo di ritorno, della xenofobia e di un certo anti-europeismo si è ormai diffuso in profondità nella società europea, perfino in un Paese come la Polonia che forse più di tutti ha goduto dell'allargamento". Chi esulta è Matteo Salvini. "E' la vittoria di chi sogna un'Europa diversa, più attenta al lavoro e meno agli interessi di banche e multinazionali", gongola il segretario del Carroccio, aggiungendo che "alla faccia di giornali e televisioni, anche italiani, ha stravinto chi vuole controllare l'invasione clandestina e pensa prima al lavoro e ai diritti della sua gente". Ma per Laura Boldrini il voto in Polonia ancora una volta "dimostra che non c'è tempo da perdere, dobbiamo rilanciare il processo d'integrazione europea: più si aspetta e più le forze anti europeiste avranno gioco facile".