NEW YORK. Stavolta l'Iowa non ha tradito Hillary Clinton. Almeno sul palco del «Jefferson Jackson Dinner», il tradizionale evento di raccolta fondi per la campagna elettorale dei democratici. Eppure prima di lei su quel palco sale chi cerca di risvegliare i fantasmi del 2008: «Iowa, possiamo fare la storia ancora una volta», afferma con la solita passione il senatore Bernie Sanders, ricordando come fu proprio in questa sala che Barack Obama per la prima volta oscurò l'ex first lady - fino ad allora superfavorita - cominciando la sua trionfale cavalcata verso la Casa Bianca.
Anche quest'anno la sala era gremita. E il tifo per Hillary e Bernie da stadio. Sanders cerca di riscaldare il clima della serata lanciando la sfida: ci sono quelli con i soldi appoggiati dai Superpac - attacca - i supercomitati elettorali che dispensano denaro senza limiti. È la prima frecciata alla rivale. «Io invece ho raccolto più contributi individuali di qualunque altro candidato nella storia. E se la gente sta insieme, bianchi e neri, asiatici e ispanici, eterosessuali e omosessuali, uomini e donne, ricchi e poveri non c'è niente che non si possa realizzare».
In sala a tifare per Hillary anche il marito Bill e la pop star Kate Perry. E Sanders il secondo affondo lo riserva proprio all'ex presidente che nel 1996 firmò il Defense Marriage Act, la legge secondo cui il matrimonio era solo tra uomo e donna, di recente abrogata dalla Corte Suprema: «Io fui contro perchè discriminava i gay. E oggi qualcuno cerca di riscrivere la storia su come andarono le cose. Ma non è il caso». Per Hillary però è proprio il mese perfetto. Dopo la netta vittoria nel primo dibattito tv tra i candidati democratici, la spugna gettata dal vicepresidente Joe Biden e il «regalo» fattole dai repubblicani con l'audizione fiume davanti alla commissione d'inchiesta su Bengasi, la Clinton sale sul palco del «Jefferson Jackson Dinner» accolta come una star assoluta. Anche le ovazioni e i fragorosi applausi riservati poco prima a Sanders sono poco e niente. Per non parlare della tiepida accoglienza riservata al terzo candidato, Martin ÒMalley. Hillary conferma il suo appeal più «presidenziale». Non replica alle stoccate del senatore Sanders e si scaglia invece contro la pochezza dei repubblicani, difendendo a spada tratta l'operato di Barack Obama: «Dobbiamo difendere i progressi fatti con la sua presidenza e costruirci sopra», dalle riforme della sanità a quella dell'immigrazione, dalla stretta sulle armi al contrasto dei cambiamenti climatici, passando per la lotta alle discriminazioni, anche quelle - sottolinea - contro gli afroamericani. E poi due temi che le stanno molto a cuore: il primo far pagare chi sbaglia a Wall Street e colpire le grandi banche e le assicurazioni che mettono i profitti davanti a tutto; il secondo i diritti delle donne, a partire dall'eliminazione delle diseguaglianze con gli uomini sul fronte dei salari. Il primo febbraio, quando dall'Iowa partiranno le primarie, si vedrà se il grande entusiasmo si trasformerà in voti vincenti. Per il momento Hillary si gode il mese perfetto, pronta a festeggiare domani il giorno del suo 68/mo compleanno.
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