Lunedì 23 Dicembre 2024

"Io medico in Siria tra bombe e miliziani il popolo è allo stremo"

PALERMO. Non parla direttamente di bombe o di soluzioni cruente, ma fa capire che in Siria ai mali estremi Isis e Al Qaeda («tumori che vanno estirpati») occorrono estremi rimedi. Emile Katti, essendo un chirurgo, direttore dell' ospedale Al-Rajaa di Aleppo, utilizza efficaci metafore riferite al campo medico per analizzare la crisi in Medio Oriente. E sull' intervento della Russia, che tanto ha fatto discutere, afferma: «In Siria c'è un terrorismo molto forte, che ha distrutto il Paese. Isis e gli altri gruppi dei fanatici terroristi continuano a rapire e ad ammazzare, poi filmano, perché il filmato serve come testimonianza. Quando si sviluppa questo terrorismo, chi non accetta l' altro, comincia ad uccidere, ammazza anche le pietre, il tempio di Palmira, le statue a Ninive, in Iraq, reperti vari. Questi miliziani uccidono le pietre vive - la gente - e anche le pietre morte, i monumenti. La coalizione occidentale, con migliaia di sorvoli in un anno, non è riuscita a ridurre la capacità dei terroristi; recentemente è arrivata la Russia, e devo dire che finora ha fatto un buon lavoro. Noi ce ne stiamo accorgendo, trasmetto il sentimento della gente». Katti, a Palermo, ha partecipato da relatore al convegno «Religioni, pluralismo, democrazia: le attese dei giovani del Mediterraneo», organizzato allo Steri dall' Istituto di Scienze sociali Nicolò Rezzara di Vicenza, in collaborazione con l' Università di Palermo. Dottor Katti, qual è la situazione sanitaria in Siria? «La situazione è drammatica. Ad Aleppo ci sono due ospedali pubblici: uno universitario, che dipende dal ministero dell' Università e un secondo, che dipende dal ministero della Sanità. Funzionano 24 ore su 24 e, nell' insieme, forniscono un buon servizio. Il problema è che, come conseguenza dei continui bombardamenti, ci ritroviamo quotidianamente con un numero importante di feriti. C' è anche qualche ospedale privato, che ancora funziona. Si occupano, non solo delle urgenze di guerra, ma anche delle malattie croniche. Dal punto di vista materiale, ci arrangiamo, perché le fabbriche nazionali di medicinali continuano a funzionare, non tutte, alcune sono andate distrutte. Però andiamo avanti, perché lo Stato esiste, il governo c' è, l' amministrazione statale funziona, malgrado cinque anni di guerra. La sanità pubblica è a carico dello Stato, per il cittadino è completamente gratuita. Significa che lo Stato "tiene", malgrado tutta questa guerra criminale». DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE

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