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L'Isis conferma: "Ucciso il nostro numero 2 in raid americano"

BAGHDAD. Il portavoce dell'Isis Abu Mohammad al-Adnani ha confermato la morte del numero 2 dell'Isis Fadhil Ahmad al-Hayali in un raid americano lo scorso agosto in Iraq. Lo riferisca la direttrice del Site, Rita Katz, su Twitter. Adnani ha poi lanciato un nuovo proclama contro l'America: «verrà distrutta e assaporerà la tragedia». Lo scorso 21 agosto la Casa Bianca aveva reso noto che Fadhil Ahmad al-Hayali, conosciuto come Haji Mutaz, era stato ucciso durante un attacco militare americano il 18 agosto mentre era a bordo di un'auto vicino Mosul.  Mutaz era considerato il numero due del leader dell'Isis, Al Baghdadi, responsabile delle operazioni in Iraq e del coordinamento dello spostamento di armi, esplosivi, veicoli e persone fra Iraq e Siria.

Gli americani tentano la carta curda nel nord della Siria inviando armi a una nuova alleanza di milizie intenzionate a liberare Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico (Isis). E mentre il duetto Russia-Iran prosegue la sua offensiva nella Siria centrale, il presidente russo Vladimir Putin ha accusato gli Usa di avere «la pappa in testa». L'Isis - in un messaggio audio - ha lanciato un nuovo proclama contro l'America che «verrà distrutta e assaporerà la tragedia», ma nello stesso messaggio il portavoce Abu Mohammad al-Adnani ha confermato la morte del numero 2 dello Stato islamico, Fadhil Ahmad al-Hayali in un raid americano lo scorso agosto in Iraq. Si chiama «Esercito siriano democratico» (Jasad, in arabo) la nuova sigla sostenuta da Washington per tentare di cacciare l'Isis dal nord della Siria, in un'area di operazioni lontana dal raggio dei raid russi, che si concentrano invece contro miliziani che combattono sia l'Isis che il regime di Damasco.  Questo è però ben difeso dai suoi due alleati storici.

L'Iran si è impegnato - secondo la stampa libanese filo-iraniana - a inviare un'altra ondata di militari a sostegno delle truppe governative. Mentre Mosca prosegue i raid aerei nelle regioni di Hama, Idlib e Latakia.  Dal canto suo, Washington aveva annunciato nei giorni scorsi di aver abbandonato il progetto di addestrare «ribelli moderati» a nord di Aleppo e di preferire la «carta curda». La nuova alleanza filo-Usa si presenta come una forza di 50mila uomini, per lo più curdi, ma composta anche da arabi sunniti e assiri cristiani, costituitasi al confine tra Turchia e Siria per «liberare Raqqa», dal 2013 in mano all'Isis. Secondo fonti interne a Jasad citate dalla stampa panaraba, questo nuovo raggruppamento «ha ricevuto le 50 tonnellate di armi e munizioni» paracadutate dagli americani la scorsa domenica. La coalizione si presenta «contro l'estremismo, per la democrazia e il laicismo». A guidare le operazioni sul terreno sono le milizie curde dell'Ypg con l'appoggio, più simbolico che effettivo, di miliziani arabo sunniti di assiri cristiani. Secondo il portavoce di Jasad, sono in corso contatti con gli Stati Uniti. Ma il leader politico dell'Ypg, Saleh Muslim, tre giorni fa aveva incontrato a Parigi il vice ministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov. Mosca, tramite Putin, si è oggi scagliato proprio contro Washington, colpevole a suo avviso di non essere un «partner» affidabile nella «lotta al terrorismo». La Russia - ha detto Putin - ha proposto agli Usa «un incontro ad alto livello politico e militare a Mosca». Ed è pronta a «mandare una grande delegazione a Washington» con a capo il premier Dmitri Medvedev. Ma «finora» - dice Putin - non abbiamo ricevuto risposta. «Abbiamo chiesto (agli Usa, ndr) di darci gli obiettivi che loro considerano al 100% di terroristi», ha aggiunto il presidente russo. «Ma la loro risposta è stata: non siamo pronti. Poi abbiamo chiesto dove non dobbiamo bombardare? Non c'è stata alcuna risposta», ha detto Putin. E proprio sulla strategia Usa di aumentare la fornitura di armi ai ribelli, Putin si interroga: non finirà tutto questo, come è successo nel corso dell'addestramento del personale militare, nelle mani dell'Isis? Dove sono le garanzie?«. E ancora: »mi pare che alcuni dei nostri partner abbiano la pappa in testa«, ha aggiunto Putin, riferendosi agli Usa.

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