ROMA. In arrivo una nuova grana per Volkswagen. L'agenzia americana per la salvaguardia dell'ambiente, Epa, ha avviato una indagine su un secondo software installato sulle auto diesel di Volkswagen per truccare le emissioni e di cui la casa tedesca potrebbe averne, in un primo momento, taciuto l'esistenza.
Secondo fonti vicino alla vicenda, questo secondo programma è montato sui motori diesel EA 189, usati dal 2009, che già montavano il software incriminato per taroccare le emissioni. «Volkswagen solo recentemente ha fornito all'Epa delle informazioni preliminari su un secondo congegno per controllare le emissioni», ha detto il portavoce di Epa, Nick Conger, aggiungendo che «si sta investigando sulla natura e l'obiettivo di questo dispositivo appena identificato».
In un comunicato Volkswagen ha spiegato che l'esistenza di questo secondo dispositivo è stata resa nota agli organi di vigilanza Usa per i modelli con motori turbo diesel da 2.0 litri, che dovrebbero andare sul mercato l'anno prossimo, e il software serve a riscaldare il motore. «Gli investitori sono già traumatizzati da quanto successo finora, resteranno paralizzati nell'apprendere che sui nuovi motori diesel di Volkswagen è montato un software di dubbia natura», sottolineano gli analisti.
Per la casa di Wolfsburg sarebbe dunque un colpo durissimo che renderebbe quasi impossibile l'impresa di uscire dalla crisi in cui è precipitata dopo lo scandalo del dieselgate, che vede coinvolte fino a 11 milioni di auto truccate. Di queste, 8 milioni nell'Unione Europea e 482.000 negli Stati Uniti. Ed Oltreoceano Volkswagen rischia anche una multa da 18 miliardi di dollari da parte dell'Epa, l'Environmental protection agency. Poi c'è il concreto rischio di processi penali, in un Paese che non pedona chi mente, che protegge oltre ogni concezione europea i consumatori danneggiati e che ha avvocati molto pronti a organizzare class action. Se ne contano contro la casa automobilistica tedesca già oltre 250. «Siamo determinati a fare chiarezza e accetteremo le conseguenze dei nostri atti, fornendo rimedi e cercando di recuperare la fiducia dell'opinione pubblica americana». Ha dichiarato qualche giorno fa il numero uno di Volkswagen negli Stati Uniti, Michael Horn, in una testimonianza scritta inviata al Congresso americano
Caricamento commenti
Commenta la notizia