WASHINGTON. Gli Stati Uniti riconosceranno risarcimenti ai feriti e alle famiglie delle 22 persone rimaste uccise nel raid aereo contro l'ospedale di Msf a Kunduz, in Afghanistan, colpito la scorsa settimana per sbaglio in attacco americano. Lo rende noto il Pentagono. La somma dei cosiddetti «pagamenti di condoglianza» non è stato ancora determinata, ma un portavoce della Difesa americana ha sottolineato che «se necessario ed appropriato l'amministrazione chiederà maggiore autorità al Congresso» per poter riconoscere i risarcimenti. È stato inoltre precisato che tali risarcimenti interesseranno «i civili non in ruoli di combattimento rimasti feriti e le famiglie dei civili non in ruoli di combattimento rimasti uccisi durante le operazioni militari Usa». Nei giorni scorsi il presidente americano Barack Obama aveva chiamato i vertici di Msf per porgere le sue scuse e il suo rammarico per quanto accaduto. Alla fine le scuse per le bombe americane sull'ospedale di Medici senza frontiere in Afghanistan sono arrivate. Ed a porgerle ai vertici dell'organizzazione umanitaria, ma anche al presidente afghano Ashraf Ghani, è stato Barack Obama in persona. Dalla Casa Bianca sono partite due telefonate, in cui il presidente statunitense si è detto profondamente colpito dal tragico errore, assicurando il massimo della trasparenza sulle responsabilità. E per individuare queste ultime il Pentagono ha avviato un'indagine che farà luce su quanto accaduto. E su come un errore così grave possa essere stato compiuto dai vertici militari Usa che coordinano le operazioni in Afghanistan. «Sarà un'indagine completa e trasparente», ha confermato da Roma dove è in visita il segretario americano alla Difesa, Ash Carter. «Appena arriveranno i risultati - ha aggiunto - gli Stati Uniti si assumeranno tutte le loro responsabilità». E già si parla anche della possibilità di un risarcimento non solo per i danni, ma soprattutto per le vittime, quelle «vite innocenti» - come le ha definite lo stesso Carter - spente per sbaglio nel corso di un raid Usa. Il presidente di Medici senza frontiere, Joanne Liu, ha detto di aver apprezzato la chiamata di Obama. Ma insiste su un punto: serve un'inchiesta indipendente sui fatti di Kunduz, affidata alla Commissione internazionale sui diritti umani, come previsto dai protocolli aggiuntivi alle convenzioni di Ginevra. «Questo - ha aggiunto Liu - è l'unico organo che può lavorare alla verità, istituito specificamente per investigare le violazioni del diritto internazionale umanitario». Intanto, per quel che riguarda la permanenza delle truppe Usa in Afghanistan anche dopo il 2016, oramai sembra più di un'ipotesi. Sarà la Nato a prendere «gli impegni necessari per garantire la nostra continua presenza nel futuro immediato» dell'Afghanistan, ha spiegato Carter. Aggiungendo però come una cosa sia certa: «Non ci sono dubbi che questo succederà. Faremo in modo che vi siano contingenti e strutture necessarie ad una transizione autosufficiente» del Paese. Più cauta sulla possibilità di un proseguimento della missione oltre i termini stabiliti è stata il ministro della Difesa Roberta Pinotti. «Abbiamo valutato la situazione e sottolineato che dopo tutto il lavoro fatto non lasceremo solo l'Afghanistan», ha spiegato, sottolineando che «l'impegno a sostenere le forze armate afghane anche finanziariamente è un prezzo per garantire la sicurezza di quel Paese». Ma al momento, ha concluso, «non ci sono decisioni nuove o diverse».