ROMA. Ha assunto ormai le forme di uno stillicidio calcolato ai fini di una sinistra propaganda la distruzione in Siria degli antichi reperti di Palmira ad opera dell'Isis. L'ultima vittima - ma solo per ora - è l'Arco di Trionfo sul colonnato romano, che i jihadisti hanno fatto saltare in aria ieri dopo averlo minato con cariche esplosive. Scompare così anche quello che era "uno dei reperti più riconoscibili di Palmira, la 'sposa del deserto'", ha detto il direttore nazionale delle antichità e dei musei della Siria, Maamun Abdul Karim, che ha dato la notizia citando fonti locali.
Mentre la presidenza della Repubblica, in un raro commento su questo argomento, ha condannato quella che ha definito una "vendetta" contro la civiltà. La distruzione è stata confermata da contatti locali dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo il quale sono invece rimaste intatte le colonne vicine. L'Ondus ipotizza che i miliziani si siano accaniti solo sull'arco a causa di simboli e iscrizioni che vi erano scolpiti.
L'Isis motiva la sua opera di distruzione delle antiche vestigia affermando che esse promuovono l'idolatria, ma sono in molti a ritenere che lo stesso Stato islamico venda sul mercato nero parte dei reperti di cui si impossessa al fine di autofinanziarsi. "Questa nuova distruzione mostra a che punto gli estremisti sono terrorizzati dalla storia e dalla cultura", ha affermato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, che in passato aveva definito gli atti vandalici dell'Isis "crimini di guerra".
Gli uomini del Califfato si sono impossessati il 20 maggio scorso di Palmira, nell'Est della provincia di Homs, che ospita uno dei più importanti siti archeologici al mondo, inserito nella lista dei patrimoni dell'Umanità dall'Unesco. Da allora hanno fatto a pezzi una statua del I secolo avanti Cristo, hanno fatto saltare in aria i templi di Baalshamin e di Bel, hanno distrutto tre monumenti funerari risalenti a un'epoca tra il 44 e il 103 dopo Cristo e hanno utilizzato l'anfiteatro romano come luogo di spettacolo per esecuzioni pubbliche, tra cui quella di 25 soldati siriani uccisi da miliziani adolescenti.
Inoltre in agosto hanno decapitato in pubblico Khaled al Asaad, 81 anni, che per quattro decenni era stato il direttore del sito. Le distruzioni erano cominciate in Iraq, con le devastazioni dei resti delle città assire di Hatra e Nimrud e numerose statue fatte a pezzi nel museo di Mosul. Ma anche numerose moschee e chiese sono state rase al suolo.
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