KABUL. Le forze armate statunitensi hanno condotto oggi un raid aereo sulla città di Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, che ieri è stata conquistata dai talebani: lo ha detto il portavoce per le missioni Usa e Nato, colonnello Brian Tribus.
Il raid aereo è stato realizzato «per eliminare una minaccia specifica» contro le forze
occidentali, ha spiegato Tribus. Ieri la città di Kunduz è caduta nelle mani dei talebani, che
hanno preso il controllo di palazzi governativi ed hanno alzato la loro bandiera sulla piazza della città. Kunduz è la prima città afgana conquistata dalle forze talebane da quando il loro regime è stato rovesciato in seguito a un'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001.
Le forze di sicurezza afghane hanno avviato oggi all'alba le operazioni militari per riprendere Kunduz City, capoluogo della provincia settentrionale di Kunduz, caduta ieri nelle mani dei talebani. Il portavoce della polizia della città, Sayed Sarwar Husaini, ha precisato che «le forze afghane stanno avanzando ed hanno già ripreso il quartier generale della polizia e l'edificio della prigione».
Da parte sua il portavoce del ministero dell'Interno, Siddiq Siddiqi, ha detto oggi che
«rinforzi sono arrivati a Kunduz City, parte della città è già stata riconquistata e liberata dai terroristi, e presto sarà lanciata una grande operazione di ripulitura». Testimoni oculari hanno detto all'ANSA di aver visto contingenti di militari pesantemente armati giungere a Kunduz City da Kabul e dalla vicina provincia di Balkh. Ma questi movimenti hanno fatto presagire il peggio alla popolazione civile, i media riferiscono che molti residenti
stanno fuggendo dalla città verso le province di Takhar e Baghlan, e verso zone più sicure.
In particolare un residente di nome Ahmad Sherzad ha detto all'ANSA che «centinaia di persone se ne stanno andando. La gente pensa che dopo le operazioni per riprendere la città
verranno giorni molto duri per le famiglie. E quindi le persone che vivono nelle zone dove si suppone avverranno gli scontri più duri abbandonano le loro case».
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