WELLINGTON. Sarà espulso domani dalla Nuova Zelanda un uomo proveniente dal piccolo stato-arcipelago di Kiribati nel Pacifico, che per la prima volta al mondo ha presentato richiesta di asilo per cambiamento climatico, dichiarando di essere in fuga da rischi ambientali causati dall'innalzamento del livello delle acque marine e da altri effetti dell'innalzamento della temperatura atmosferica.
Dopo una battaglia legale che dura da quattro anni il Dipartimento Immigrazione ha confermato oggi che Ioane Teitiota di 38 anni, che vive in Nuova Zelanda con la moglie dal 2007 e ha tre figli nati nel Paese, sarà rimpatriato a Kiribati, le cui isole coralline affiorano di pochi metri dal livello del mare. La moglie e i figli dovranno anche lasciare il Paese, ma l'Immigrazione non ha confermato quando. Lo scorso luglio la Corte Suprema aveva respinto l'argomento presentato dall'uomo, dichiarando che mentre Kiribati «indubbiamente affronta delle sfide il signor Teitiota, se ritorna, non è esposto a grave danno». Pertanto la sua istanza non raggiunge i criteri legali, come paura di persecuzione o minaccia alla vita. E non vi è indicazione che il governo di Kiribati manchi di adottare misure per proteggere i cittadini dall'impatto del cambiamento climatico.
Nel tentativo di impedire l'espulsione della famiglia, un leader della comunità di Kiribati in Nuova Zelanda, il reverendo Josefa Suamalie, è accorso da Auckland nella capitale Wellington per presentare in parlamento una petizione perchè sia permesso loro di rimanere nel Paese. Ma il primo ministro John Key ha respinto l'argomento dei mutamenti nel clima, già esaminato dai tribunali fino alla Corte Suprema. «Abbiamo regole da rispettare, altrimenti il sistema perde di validità. Non credo che questo sia un argomento credibile per una domanda di asilo», ha detto a Radio New Zealand.
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