SZEGED. Sono saliti tutti a bordo dei bus e minivan i migranti che si erano rifugiati nella stazione di Szeged. Anche i più dubbiosi alla fine hanno accettato di partire. La stazione è deserta. All'esterno è rimasta solo una famiglia di profughi, ospitata in una delle tende messe a disposizione dai volontari austriaci.
Un italiano è stato fermato vicino Budapest, alla guida di un furgone con 33 siriani a bordo diretto in Germania. Lo riferisce la polizia sul suo sito. L'uomo, 52 anni, è stato intercettato nei pressi del lago di Balaton. L'ambasciata italiana sta facendo verifiche.
L'accusa per la polizia ungherese è di traffico di esseri umani. L'uomo, secondo Sky, avrebbe affermato invece di aver raccolto i profughi infreddoliti.
C'erano anche due donne siriane a bordo del furgone dell'italiano fermato dalla polizia ungherese ieri a Balaton, non lontano da Budapest. Lo riferisce la polizia, che ha diffuso un video che mostra l'uomo in manette. Il mezzo, su cui erano stipati 33 migranti, è un Fiat Ducato di colore rosso.
«Salite vi portiamo al confine con l'Austria»: è quello che hanno detto gli agenti della polizia ungherese a decine e decine di migranti ancora non identificati, tra i quali tante donne e bambini, stipati nella stazione di Sezged, non lontano dal confine con la Serbia, dove avevano trovato rifugio da pioggia e freddo.
Quasi tutti erano arrivati dal campo di raccolta di Rozske, travolto dal fango dopo una una valanga d'acqua caduta dal cielo che ha flagellato tutta la regione. I mezzi della polizia, compreso uno con targa olandese della missione Frontex, sono arrivati alla stazione che è presidiata da una ventina di volontari ungheresi e cechi.
Sono proprio loro che, dopo una specifica richiesta dell'ufficiale di polizia in comando, hanno convinto i primi profughi a salire su un paio di blindati e un camion delle forze di sicurezza. Ma molti migranti hanno deciso di restare all'interno della stazione, non fidandosi della promessa degli agenti.
Tra i volontari, colti di sorpresa dalla decisione delle forze dell'ordine, è prevalso l'ottimismo. Soprattutto con l'arrivo dei meno inquietanti mezzi del servizio pubblico. Già ieri, autobus civili hanno prelevato qualche centinaio di profughi non identificati dal campo di Rozske per portarli al confine austriaco, a Gyor.
La stessa cittadina da cui sono partiti domenica scorsa i treni speciali diretti in Austria e Germania, all'indomani del giorno «trionfale» vissuto a Monaco, con l'inno alla Gioia dell'Ue cantato dai tedeschi all'arrivo di centinaia di disperati, accolti tra gli applausi scroscianti. A Rozske, il 'campo di raccoltà - come è stato definito dalle autorità locali -, cresciuto giorno dopo giorno grazie all'impegno dei volontari, è «devastato» dopo le piogge di oggi: le tende sono immerse nel fango e si teme per la vita dei tanti anziani e bambini. Questa situazione avrebbe determinato la decisione della polizia di trasportare i profughi in «luoghi sicuri».
Ufficialmente si tratta di una misura dal carattere eccezionale, la stessa adottata in occasione della marcia di migliaia di migranti lungo l'autostrada di Budapest verso l'Austria che ha spostato gli occhi del mondo sull'Ungheria. In quell'occasione il governo di Viktor Orban ha messo in campo decine di autobus per trasportare i profughi al confine.
Una misura che «non si ripeterà» avevano detto a Budapest, e che invece potrebbe oramai essere diventata standard. Del resto, da giorni l'afflusso di migranti dalla Serbia è sempre più crescente. I migranti temono che con le nuove misure annunciate da Orban - che il premier dovrà riuscire a far approvare dal Parlamento -, ovvero stretta sugli asili e carcere per gli ingressi illegali, oltre al muro e ai soldati per pattugliare il confine, la frontiera meridionale ungherese possa diventare molto rischiosa.
A Szeged intanto, molti migranti sono ancora nella stazione. E altri stanno dirigendosi in città. Quasi mille quelli arrivati in poche ore, molti sono riusciti a salire sul treno per Budapest. Quelli dei bus di Sezged potrebbero ritrovarsi a breve in Austria. Oppure chiusi in gabbia in qualche centro di accoglienza. Ma questo scatenerebbe la loro rabbia, e visti i numeri, difficilmente la polizia riuscirebbe a tenere loro testa.
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