ROMA. Nuovo capitolo della violenza sanguinaria dell'Isis in Libia. I jihadisti, al culmine dei combattimenti per Sirte, avrebbero decapitato e crocifisso dodici tra i combattenti locali che da giorni combattono per cacciarli dalla città costiera in mano all'Isis da giugno, che avrebbero portato finora a 150-200 morti. Questo nuovo orrore è stato riferito dall'agenzia di stampa libica Lana, che fa capo alle autorità di Tobruk riconosciute dalla comunità internazionale. La notizia di questo massacro è arrivata all'indomani della strage compiuta dall'Isis nell'ospedale di Sirte, in cui 22 pazienti sono stati trucidati. L'escalation della violenza è partita all'inizio della settimana, dopo che i jihadisti hanno ucciso un importante leader salafita, Khaled Ben Rjab. Il governo filo-islamico di Tripoli ha lanciato una vasta operazione per cacciare l'Isis da Sirte, e anche la popolazione si è unita ai combattimenti supportati dalle incursioni dell'aviazione. I combattimenti sono proseguiti anche ieri, soprattutto nella parte orientale della città, secondo quanto si è appreso da fonti locali, secondo cui negli scontri sono rimaste uccise decine di persone. L'ambasciatore del governo di Tobruk in Francia, Chibani Abouhamoud, ha parlato di un vero e proprio «massacro», con almeno 150-200 morti finora. Un altro testimone citato dall'Ap ha detto che l'Isis controlla al momento la zona della moschea e grida agli altoparlanti ai residenti di giurare fedeltà.