In sonno per quasi un ventennio, l' Ukip di Nigel Farage ha agitato d' un colpo le notti dei sudditi di Sua Maestà. Sfondato il muro del 27% per cento alle elezioni europee, il partito populista più celebre d' Inghilterra ha sollevato vespai di polemiche per via di posizioni apertamente xenofobe e ostili all' Europa. «Ma in fin dei conti non c' è da preoccuparsi granché - obietta Antonio Caprarica, storico corrispondente del Tg1 da Londra-. Per quanto abile a vellicare la pancia di un certo elettorato, Farage vale un 10%, nonostante si stracci le vesti per tuonare contro immigrati ed Europa».
Lo abbiamo letto spesso nelle cronache: pericolo Farage. L'Ukip può prendersi l' Inghilterra?
«Non deve destare eccessivo clamore il 27,5% di consensi raccolto da Farage alle elezioni europee. Quest' ultime non attirano certo a frotte gli elettori: nell' ultima tornata è andato alle urne soltanto il 30% degli inglesi. Alle nazionali lo Ukip si è fermato al di sotto del 12 per cento. I conservatori hanno a lungo temuto che Farage potesse spostare l' elettorato moderato sulle posizione del Tea Party americano. Le percentuali, in questo senso, non sono preoccupanti».
È un partito che ha una storia ventennale piuttosto anonima: perché il boom solo adesso?
«L' atto fondativo dello Ukip è legato a doppio filo alla nascita del Trattato di Maastricht. La moneta unica venne subito avvertita dagli inglesi come un' insidia da scongiurare a tutti i costi. L' Inghilterra vedeva e vede l' Unione europea come nulla di più che un' area di libero scambio. Farage fu lesto ad approfittare del diffuso allarmismo. Lui e i suoi sodali presero a circolare con cartelli che recavano in effigie la sterlina. Li ricordo ancora per le strade di Londra: all' inizio erano quattro gatti. Ora mietono consensi in ragione di una ritrovata ostilità all' Europa».
Si tratta di un partito xenofobo: è anche questo il motivo del suo successo?
«Il decennio '90 fu di massiccia immigrazione per l' Inghilterra. Si diffuse nell' iconografia pubblicistica tradizionale lo stereotipo dell' idraulico polacco. Fu la paura dell' immigrato la molla che introdusse Farage nel dibattito politico inglese. Ed è la stessa che gli accorda consensi in una certa Inghilterra atterrita dalla presa minacciosa dell' Europa».
Che tipo di personaggio politico è?
«C' è un episodio che più di altri qualifica il personaggio. In una delle interviste che più gli hanno attirato critiche da una parte e consensi dall' altra, Farage dice che non gli piacerebbe vedere un gruppo di rumeni venire ad abitare vicino casa sua. In quell' occasione, facendo riferimento alla sua moglie tedesca, l' intervistatore ribatte: "E perché? Che differenza c' è con i tedeschi?". Farage lo liquida con parole agghiaccianti. Gli risponde: "Lei sa benissimo che differenza c' è". E poi riattacca. Lo stile comunicativo di Farage è tutto qui: razzismo puro dissimulato a malapena».
È lo stile comunicativo l' emblema del populismo di Farage?
«Com' è uso e costume di leader populisti alla Salvini, Farage vellica la pancia dell' elettore. Ogni volta che apre bocca sferra un cazzotto in pancia a quel politically correct che in Gran Bretagna ha la stessa valenza morale di qualche comandamento ecclesiastico. Per l' inglese medio, il messaggio di Farage ha una facilità di transito allarmante. Ma il personaggio cattura consensi anche per la simpatia che suscita in taluni. Il nostro ama farsi riprendere al pub mentre tracanna birra dal boccale. Molti elettori della working classlo vedono come uno di loro. Sfidare le regole della buona educazione è per gli inglesi meno acculturati motivo di attrazione».
Dove raccoglie i suoi consensi?
«In buona sostanza raccoglie voti nella pancia di quell' Inghilterra profonda, lontana da Londra dove non racimola neanche un voto, che non ha goduto degli effetti della multietnicità e della globalizzazione, e che continua a nutrire perciò una certa diffidenza e un' atavica paura rispetto a quel diverso che Farage demonizza con astuzia».
Qual è il programma politico di Farage?
«È un tipico programma di estrema destra, simile a quelli che sbandierano i movimenti equivalenti nel Vecchio Continente. È un assemblaggio di parole d' ordine: no all' immigrazione, sì a controlli rigidi alle frontiere, no all' Europa, no all' euro. E no anche alle energie rinnovabili: per Farage le teorie sul surriscaldamento globale sono favole inventate dai cattivi europei per spillare soldi dalle tasche dei buoni inglesi».
L' Ukip è un tenace nemico dell' Europa. Checo sa accadrebbe se mai Farage prendesse il potere?
«Ci ritroveremmo con ogni probabilità di fronte a un Regno Unito più isolazionista di quanto non sia stato negli ultimi decenni. Un Paese fieramente distaccato dal resto dell' Europa anche a costo di subire duri contraccolpi. Non dimentichiamo che il 52% delle merci inglesi viene venduto all' interno dell' Europa. Rescindere ogni legame sarebbe una catastrofe».
Grillini e deputati di Farage sono vicini di banco al Parlamento europeo: c' è affinità trai due gruppi?
«Il terreno d' incontro è l' euroscetticismo. Una posa ideologica che ha già mostrato la sua debolezza nel caso di Syriza. È bastato calcolare i danni di un ritorno alla dracma per sbugiardare quanti sostengono che l' euro è una zavorra. Dietro le accuse di deficit democratico ed eccessi tecnocratici, grillini e uomini di Farage celano solo pericolose intemerate nazionaliste, in un clima che ha rievocato i lividi ricordi dell' agosto 1914. Paralleli funesti che non possiamo neppure permetterci di immaginare».
Eppure il gruppo Ukip spinse per l' espulsione di Borghezio dal Parlamento europeo, dopo le offese rivolte all' allora ministro Kyenge.
«Anche se ostile all' euro e sostanzialmente razzista, il leader dell' Ukip conosce l' Inghilterra. Nessuno, neppure nella contesa più aspra, si sognerebbe di dare dell' orango tango a un avversario politico nel Regno Unito, dove il 10% della popolazione è costituito da immigrati. Farage è un rude avventore di pub che possiede in fondo un' abilità diabolica».
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