BEIRUT. Una vera e propria carneficina in cui sono morte più di 100 persone, tra cui donne e bambini, ha devastato una cittadina nel centro Iraq. L'attentato suicida, rivendicato dall'organizzazione dello Stato islamico (Isis), è il più sanguinoso compiuto nell'ultimo anno nel Paese dilaniato da un interminabile conflitto intestino con ramificazioni regionali. Ed è anche il primo attacco dopo l'annuncio dell'accordo politico tra Stati Uniti e Iran, entrambi impegnati nella guerra contro l'organizzazione jihadista. Le autorità saudite hanno intanto arrestato più di 400 persone, di nove diverse nazionalità, sospettate di esser membri dell'Isis e di aver avuto un ruolo negli attacchi alle moschee sciite prima e durante il mese di Ramadan. Altre 144 persone, affermano da Riad, sono finite in carcere perché sospettati di sostenere il gruppo jihadista. L'attentato in Iraq è avvenuto nella tarda serata di ieri in un mercato popolare a Khan Bani Saad, 50 km a nord-est di Baghdad. E' una cittadina a maggioranza sciita nella regione nord-orientale di Diyala, confinante con l'Iraq. L'area era affollata per la prima sera di festa per la fine del mese del digiuno sacro ai musulmani. Un camion bomba guidato da un kamikaze è esploso vicino ai banchi delle merci. Testimoni oculari raccontano di scene raccapriccianti e di corpi dilaniati di bambini caricati su cassette di frutta. Dalle prime notizie a oggi il bilancio è salito vertiginosamente fino a toccare quota 115 uccisi e 170 feriti, molti dei quali versano in gravi condizioni. Su Twitter è apparsa una rivendicazione dell'Isis. La regione di Diyala si trova all'incrocio di tre aree di influenza: una sciita vicina all'Iran, una sunnita in parte dominata dall'Isis e una curda sostenuta dalla Turchia. E' l'unico territorio iracheno dove i caccia iraniani conducono raid aerei nel quadro della Coalizione anti-jihadisti guidata dagli Stati Uniti. Ma è anche una delle regioni più miste a livello comunitario e dove si sono registrati numerosi massacri a sfondo confessionale tra sunniti e sciiti. Il più grave risale all'agosto del 2014, quando 64 persone furono uccise in un attacco contro una moschea sunnita. Allora si puntò il dito contro terroristi sciiti che avrebbero agito in rappresaglia per la scelta di alcune tribù sunnite locali di aderire all'Isis. Più di recente la zona di Diyala è stata al centro di polemiche per presunte azioni di pulizia confessionale a danno di località sunnite operata da milizie sciite governative, sostenute dall'Iran. Chi ha pianificato l'attacco, affermano analisti iracheni citati dalla tv al Iraqiya, è gente del posto, che conosceva molto bene la zona e gli orari di affluenza del mercato.