NEW DELHI. Il ministero dell'Interno indiano si accinge a chiedere a quello degli Esteri di presentare preliminarmente una protesta davanti al tribunale di arbitraggio internazionale, a cui si è rivolta l'Italia all'Aja nella vicenda dei suoi due Fucilieri di Marina bloccati in India, per sostenere che la stessa Italia ha «abusato del processo legale» indiano. Lo scrive oggi il quotidiano The Economic Times.
Il senso di questa tesi, aggiunge il giornale che cita un'alta fonte ministeriale anonima, è che l'Italia si sarebbe rivolta alla Corte permanente di arbitraggio (Cpa), prevista dalla Convenzione dell'Onu sul diritto del mare (Unclos), senza aver esaurito prima le opzioni legali esistenti in India. «Dato che l'incidente in cui sono morti due pescatori indiani è all'esame della Corte Suprema di Delhi - ha spiegato la fonte - può configurarsi come un abuso del sistema legale l'aver deciso di optare per un arbitrato internazionale senza avere prima esaurito le opzioni locali, come richiesto dal diritto internazionale e specificato nell'articolo 295 dell'Unclos».
Se il tribunale internazionale fosse d'accordo con questa tesi, sottolinea il giornale, si asterrebbe da qualsiasi altra azione, rispettando la sostanza dell'articolo invocato. Nel caso che questa strategia non avesse successo, indica poi la fonte ministeriale, e l'arbitraggio andasse avanti, al ministero degli Esteri sarebbe richiesto di fondare la propria strategia sull'incidente conosciuto come Lotus, presentato nel settembre 1927 alla Corte permanente di Giustizia internazionale della Lega delle Nazioni.
In quella circostanza il tribunale stabilì che spettava alla Turchia la giurisdizione penale dopo che otto suoi cittadini erano affogati il 2 agosto 1926 a seguito di una collisione in alto mare, a nord della città greca di Mitilene, fra il piroscafo a vapore francese 'S.S. Lotus' e quello turco 'S.S. Boz-Kourt'
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