PECHINO. Le autorità cinesi hanno arrestato venerdì scorso nel nord del Paese un gruppo di 20 stranieri, tra i quali 11 britannici, sei dei quali verranno presto rimpatriati. Lo riporta la Bbc online.
Oltre ai britannici, il gruppo include sudafricani e un indiano. Non si conoscono i motivi degli arresti, secondo l'associazione di beneficenza africana 'Gift of the Givers' si tratta di turisti, mentre la Cina ritiene che alcuni di loro siano legati a un gruppo terroristico.
Funzionari britannici hanno detto che stanno cercando «ulteriori chiarimenti» sui motivi degli arresti e che il personale del consolato ha visitato il gruppo per fornire assistenza.
I 20 stranieri sono stati fermati a Ordos, nel nord della Cina, con l'accusa di aver guardato un video di «propaganda terrorista»: lo ha confermato il ministero degli Esteri di Pechino, dopo che la notizia era stata diffusa dai loro parenti. Nove di loro sono stati accusati di aver commesso un reato e verranno trattenuti, sei sono stati rilasciati e verranno rimpatriati. Non è chiara la situazione degli altri membri del gruppo, che partecipavano ad un viaggio organizzato dall'Organizzazione non governativa internazionale 'Gift of the Givers'. La legge cinese consente alla polizia di trattenere i sospetti per 37 giorni prima di formalizzare le accuse.
I venti sono stati fermati all'aeroporto di Ordos, nella regione cinese della Mongolia Interna, da dove sarebbero dovuti partire per Xìan, nella Cina centrale. L'Ambasciata britannica a Pechino ha confermato che nove cittadini britannici e due persone con doppia nazionalita« britannica e sudafricana sono state arrestate e che sei sono state rilasciate. Tra gli arrestati ci sono dieci cittadini del Sud Africa, circostanza che potrebbe essere imbarazzante per Pechino e per Pretoria, dato che il vicepresidente sudafricano Cyril Ramaphosa è in Cina per una visita che si concluderà venerdì prossimo.
Due giorni fa, più di cento avvocati sono stati arrestati o fermati e interrogati dalla polizia in diverse città della Cina in un'azione che i gruppi umanitari internazionali hanno definito "senza precedenti". Secondo il China Human Rights Lawyer Concern Group (Chrlcg) di Hong Kong di questi almeno 23 sono stati arrestati e sei, tutti appartenenti allo stesso studio di Pechino, accusati di "attività criminali".
William Nee, un esperto di Cina di Amnesty International, ha affermato che c'è stato un attacco simile nel 2011 in occasione della protesta «dei gelsomini». «Ma questa volta è più ampio in termine del numero di persone detenute o interrogate e sembra che ci saranno conseguenze più serie per alcuni degli avvocati», ha aggiunto.
I sei, che sicuramente verranno formalmente accusati, sono tutti esponenti dello studio Fengrui di Pechino. Uno di loro, Zhou Shifeng, ha difeso Zhang Miao, l' assistente di una rivista tedesca che ha trascorso nove mesi in prigione dopo essere rientrata da Hong Kong, dove aveva aiutato i giornalisti tedeschi a coprire le manifestazioni anti-cinesi note come «Occupy Central». Zhang è stata rilasciata senza accuse poche ore prima dell' arresto di Zhou.
La stampa cinese ha pubblicato pesanti attacchi contro gli avvocati di Fengrui, accusandoli di attività "sovversive". Due impiegati dello studio hanno confessato davanti alle telecamere della tv di Stato di essere stati pagati per occuparsi di casi delicati, come quello dell'uccisione di un passante da parte di un poliziotto avvenuta recentemente nella provincia dell' Heilongjiang, nel nordest della Cina.
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