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Attacco al Consolato italiano al Cairo, identificati i tre presunti attentatori

IL CAIRO. Si registra una prima svolta nelle indagini sull'attentato al Consolato italiano al Cairo. La sicurezza egiziana ha annunciato di avere identificato i presunti autori: «tre elementi del gruppo Ansar Beit el Maqdes», attivo nel Sinai e legato all'Isis. Un attacco «contro i Paesi che lottano al terrorismo», ha sottolineato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, arrivato nella capitale egiziana per esprimere la vicinanza del governo ai diplomatici italiani e per fare il punto sull'emergenza terrorismo con i vertici egiziani, incluso il presidente Sisi.

Quanto è accaduto è un «fatto grave», «probabilmente un avvertimento indirizzato contro la presenza internazionale in questa città», ha affermato il titolare della Farnesina. «Credo che non dobbiamo interpretarlo come qualcosa di diretto particolarmente nei confronti degli italiani, ma certamente verso la presenza dei Paesi che condividono con l'Egitto un comune impegno contro il terrorismo».

Poi un messaggio ai connazionali: «non c'è un particolare problema Italia, ma l'intenzione di colpire la cooperazione tra alcuni Paesi occidentali e non solo nel contrasto al terrorismo».
Una tappa di poche ore nella metropoli egiziana, sotto un caldo rovente ed in pieno Ramadan, dove Gentiloni ha portato un messaggio di vicinanza del governo e dell'Italia all'ambasciatore Maurizio Massari e al personale e alle forze della sede diplomatica, «oltre ai lavoratori egiziani che ci aiutano in questa attività».

«L'Italia è il Paese del dialogo e della pace che difende la stabilità dell'Egitto, non sarà mai un
Paese guerrafondaio e che attira tensioni. Ma non ci facciamo intimidire da questo tipo di minacce o avvertimenti», ha ammonito. «Nella lotta al terrorismo la strategia italiana è
»consolidata«. La »battaglia si vince non solo sul piano militare, ma anche sul terreno culturale e del dialogo«, ha aggiunto Gentiloni, precisando che si sta studiando un piano per
rafforzare la sicurezza alle sedi diplomatiche al Cairo.

Poi l'incontro con il ministro degli Esteri egiziano, dove Gentiloni ha ribadito un comune obiettivo: »Lavorare insieme per asciugare l'acqua in cui nuotano i terroristi«. Sameh Shoukry ha confermato l'impegno del Cairo al restauro della sede del Consolato, precisando che la rivendicazione dell'Isis è da »verificare, in attesa dei risultati dell'inchiesta«.

Quindi la tappa alla sede diplomatica sotto strettissime misure di sorveglianza. Gentiloni si è soffermato a constatare i danni alla struttura, rimanendo molto colpito dalla loro entità. L'edificio che ospita il Consolato ha subito pesanti danni alla facciata esterna. Nella parte sventrata è stato issato un telone mentre per terra giace un enorme cumulo di detriti.
La visita al Cairo di Gentiloni si è conclusa con l'incontro con il presidente Abdel Fattah al Sisi.

Sul fronte delle inchieste, sembra smorzarsi l'ipotesi della pista terroristica interna mirata - secondo alcune fonti ad organi di stampa - contro esponenti che hanno avuto un ruolo di primo piano nella lotta agli islamisti in Egitto. Gli inquirenti sembrano privilegiare quella legata ai gruppi affiliati allo Stato Islamico dopo l'identificazione di tre sospetti, combattenti di Ansar Beit el Maqdes. Le stesse fonti hanno anche fornito i loro nomi: »Tarek Abdel Sattar e Hussein Barakat Hussein Mabrouk, originari di Bani Suef in Alto Egitto e Hussein Samir Bassiouni di Fayoum a sud del Cairo«.

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