PARIGI. Ha confessato l'omicidio del suo datore di lavoro, Yassin Salhi, l'uomo fermato dopo l'attacco all'azienda di gas di Saint-Quentin-Fallavier, nell'Isere, vicino a Lione. In un primo momento l'uomo aveva detto di soffrire di amnesia, ieri sera, però, ha iniziato «a spiegare come si sono svolti i fatti», secondo quanto riferiscono i media francesi. L'uomo «ha anche fornito dettagli sulle circostanze» dell'omicidio. Salhi avrebbe confessato di aver decapitato il suo datore di lavoro in un parcheggio situato sul tragitto tra l'azienda e l'impianto Air Products. A proposito delle motivazioni del suo gesto, l'uomo si sarebbe mostrato confuso e avrebbe parlato di «difficoltà personali legate al lavoro e alla famiglia», respingendo la definizione di «terrorista». Nel suo racconto, però, deve ancora essere chiariti molti punti oscuri. Intanto s'indaga, con l'aiuto della polizia canadese, sul macabro selfie con la testa mozzata della sua vittima che Yassin Salih ha inviato tramite WhatsApp a un numero di telefono in Canada. Nelle ultime ore il primo ministro francese Manuel Valls è tornato a parlare dell'emergenza terrorismo: «Non ci si può abituare alla violenza, alla barbarie, alla morte» - ha detto - «mai prima la minaccia terroristica è stata così grande» per la Francia. Secondo il premier non si tratta di difendere i valori occidentali, ma i valori umanisti e «la battaglia si situa piuttosto in seno all'islam, tra l'islam umanista e quello oscurantista». Di terrorismo ha parlato anche il ministro della difesa italiano Roberta Pinotti, intervenuta a In mezz'ora su Rai3. «In questi mesi - ha detto - abbiamo sempre tenuto l'allerta alta, ma anche l'Italia potrebbe essere oggetto di questi attentati. Non abbiamo mai pensato di essere immuni da questo rischio, ma oggi non abbiamo elementi per dire che l'Italia sia più a rischio di altri Paesi europei, lo siamo come gli altri». Il ministro ha annunciato inoltre che «la prossima settimana in Consiglio dei ministri rinnoviamo una decisione che avevamo già assunto, cioè quella di avere un numero significativo di militari che lavorano per la sicurezza nazionale».