Venerdì 22 Novembre 2024

La Corte suprema: sì alle nozze gay in tutti gli Stati

WASHINGTON. Una sentenza della Suprema Corte americana ha abbattuto il divieto del matrimonio tra persone dello stesso sesso negli ultimi 13 stati in cui era vigente. «Una giornata storica, una festa dell'uguaglianza», commenta Flavio Romani, presidente di Arcigay. «Nessun compromesso, nessuna via di mezzo - commenta Romani - bensì il riconoscimento pieno di un diritto. Così la Corte Suprema oggi ha scritto la Storia, riferendosi direttamente ai valori fondanti delle grandi democrazie occidentali, mettendo in campo il più semplice dei ragionamenti, cioè la piena uguaglianza di tutte e tutti dinanzi alla legge, e sgombrando il campo dai pretestuosi distinguo, dalle mediocri mediazioni e dalle miopi approssimazioni. La politica italiana oggi prende l'ennesima lezione: i diritti non sono trattabili e vanno riconosciuti nel segno della piena uguaglianza. Così non accade in Italia, dove il dibattito sulle coppie formate da persone dello stesso sesso è inquinato da una pratica della mediazione che non ha niente a che fare con la cultura dei diritti: chi nel Parlamento italiano da mesi lavora per ostacolare il riconoscimento delle unioni same-sex, producendo squallide eccezioni e sgambetti da furfanti, oggi dovrebbe arrossire di vergogna nel sentirsi sorvolato dalla storia e umiliato dal più semplice e nobile degli argomenti, l'uguaglianza - prosegue -. E tutto il Parlamento dovrebbe sentirsi in imbarazzo nel prendere atto di un'incapacità di stare al passo degli eventi e di un dibattito - il nostro - che non solo non produce gli stessi esiti ma addirittura non riesce a mettersi in quella scia. Per quanto ci riguarda - prosegue Romani - questa grande notizia rinvigorisce la nostra mobilitazione. Domani con l'Onda Pride scenderemo nelle piazze di sei grandi città, iniettando il nostro orgoglio in tutto il Paese. Saremo a Milano, Torino, Bologna, Perugia, Palermo e Cagliari (info: www.ondapride.it), e da ogni piazza leveremo il grido della libertà e dell'uguaglianza», conclude Romani.

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