ATENE. Con il miliardo di euro prelevato ieri dai propri depositi in banca e con una cifra non ancora calcolata per la giornata odierna, i risparmiatori greci hanno ritirato dalle banche del Paese quasi quattro miliardi in quattro giorni.
Una vera e propria emorragia, lenta ma inesorabile, che testimonia del profondo e diffuso timore dei greci i quali, a causa della sempre più ridotta liquidità degli istituti di credito, si aspettano già da lunedì non solo che le banche restino chiuse ma che il governo sia costretto anche ad imporre il controllo dei capitali.
Sono passati poco più di due anni, ma tutti i greci ricordano bene quello che successe il 16 marzo del 2013 ai «cugini» ciprioti che quella mattina si svegliarono con le banche chiuse (lo restarono per due settimane per evitare la corsa agli sportelli) e l'impossibilità di prelevare dai bancomat più di 300 euro al giorno su ciascun conto. Impossibili anche i trasferimenti da conto a conto sulla stessa banca e impensabile andare all'estero con più di 5.000 euro in contante addosso.
Inoltre, nessuno accettava più assegni, considerati quasi carta straccia in quanto potevano essere depositati ma non incassati. Ma sui risparmiatori greci aleggia anche la paura del default e della possibilità che il loro Paese sia costretto ad uscire dall'eurozona: questo riporterebbe nelle loro tasche la vecchia valuta, la dracma, ma quasi certamente svalutata del 30-40%.
Con queste poco rosee prospettive, quindi, anche oggi - seppure nella calma più completa e senza tensioni di sorta - la gente si è pazientemente messa in fila davanti agli sportelli automatici di Atene e delle altre principali città del Paese e lo stillicidio di contante è continuato.
«Ormai mi ritrovo in casa 65mila euro in contanti, la mia liquidazione dopo 28 anni di lavoro», ha confessato Elisa, 56 anni, pensionata del ministero della Giustizia ad un sito web. «Negli ultimi mesi ho prelevato 1.000 euro al giorno e un pò alla volta li ho nascosti dentro casa. Dove? Nelle tasche dei vestiti e nelle borsette dentro l'armadio, dietro i termosifoni, nel condizionatore dell'aria. Certo, ho paura che possano venire i ladri così quando esco di casa chiedo alla mia vicina di fare la guardia. E io le ricambio il favore quando è lei che deve uscire». Ma l'incertezza politica degli ultimi mesi, oltre ai timori circa la sorte delle banche e dei risparmi da esse custoditi, ha contribuito a diffondere anche la paura che il Paese possa arrivare al collasso economico e da lì al caos. Proprio oggi il ministro per l'Ambiente e l'Energia, Panagiotis Lafazanis, ha dovuto smentire voci da lui definite «allarmistiche» secondo cui egli avrebbe incaricato la compagnia Hellenic Petroleum (Elpe) di preparare un piano d'emergenza per garantire le forniture di carburante al Paese per nove mesi in caso di Grexit. Tali voci, ha tagliato corto il ministro, «tendono solo a terrorizzare il popolo greco».
Nonostante anni di austerità e sacrifici, comunque, la maggioranza dei greci è intenzionata a restare nell'Ue e nell'eurozona. «Vogliamo restare in Europa» è stato lo slogan scandito a gran voce da migliaia di persone riunitesi ieri sera in piazza Syntagma ad Atene, davanti al Parlamento, per una manifestazione organizzata tramite i social network allo scopo di esortare il governo a firmare al più presto un accordo con i creditori internazionali. «La maggioranza silenziosa ha parlato e ha detto: vogliamo restare in Europa», è stato oggi l'emblematico titolo di prima pagina del quotidiano conservatore Eleftheros Typos.
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