LUXOR. Un attacco terroristico è stato sventato nei pressi del Tempio di Karnak a Luxor, una delle maggiori attrazioni turistiche egiziane: il bilancio fornito da una fonte del ministero dell'Interno all'agenzia Mena è di due terroristi uccisi e uno ferito.
Il ministero della Salute ha segnalato il ferimento di quattro persone, mentre un altro dicastero ha escluso si tratti di turisti. Incrociando le informazioni di due fonti presso il ministero dell'Interno, la ricostruzione parla di tre terroristi entrati nel parcheggio del sito turistico dell'Alto Egitto dove uno è rimasto ucciso dall'esplosione di un ordigno che stava cercando di piazzare (secondo un'altra versione si sarebbe trattato di una cintura esplosiva e una terza, semi-ufficiale, di un kamikaze che ha "fatto esplodere" la bomba).
Gli altri due hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con la polizia: uno è rimasto ucciso e un altro ferito. L'obiettivo, secondo fonti dell'agenzia Mena, erano un bus turistico, ma nessun turista né addetto al sito archeologico è rimasto ferito, come confermato anche dal ministro delle Antichità, Mamdouh El Damaty. Il ministro ha precisato che la polizia è riuscita ad agire "prima che i terroristi si avvicinassero al centro" turistico situato nei pressi del tempio. Il Tempio di Karnak, o "Grande tempio di Amon", è un grande complesso templare egiziano situato sulla riva orientale del Nilo nell'antica Tebe. Luxor era stata colpita da un attacco terroristico con 62 turisti (di cui 58 stranieri) morti nel novembre 1997. L'Egitto è da decenni nel mirino del terrorismo islamico. Solo una settimana fa due poliziotti erano stati uccisi nei pressi dalle piramidi di Giza, che assieme al Mar Rosso e a Luxor, sono il principale magnete turistico dell'Egitto.
Diciotto anni dopo si è rischiata un'altra strage: il fallito attacco kamikaze di oggi a Luxor ha fatto vivere momenti di terrore e subito è tornata la memoria diquello che fu il più sanguinoso e feroce attentato nella storia del Paese.
Era il 17 novembre del 1997 quando un commando di integralisti aprì il fuoco contro un gruppo di 150 turisti appena scesi dai pullman nell'antica Tebe. Ne seguì quello che passò alla storia come il massacro di Luxor, che lasciò a terra i corpi senza vita di 62 turisti, dei quali 58 stranieri e quattro egiziani.
L'attentato venne rivendicato, con un volantino, dalla 'Jamaa Islamiyà, l'organizzazione armata che aveva già firmato numerose altre aggressioni a turisti. Quel fatidico 17 novembre molti di loro non ebbero possibilità di scampo e furono uccisi all'istante. Poliziotti e uomini dei servizi di sicurezza
reagirono sparando con le armi in dotazione in risposta al fuoco degli integralisti: altri turisti cercarono scampo dai proiettili nascondendosi dietro le baracche dei venditori di souvenir.
Tra le vittime cittadini svizzeri, giapponesi, britannici, tedeschi e di altre nazionalità. Una comitiva di italiani scampò per miracolo all'attentato, perchè si trovava indietro rispetto al gruppo dei turisti stranieri. Nell'attentato morirono anche tre poliziotti, oltre ai sei membri del commando di integralisti.
In particolare, secondo la Procura di Luxor, cinque di loro si suicidarono in una grotta su una collina della zona nelle ore successive all'attacco, mentre uno venne ucciso dai suoi complici dopo essere stato ferito dalla polizia.
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