ROMA. Ignazio Scaravilli è libero e le sue condizioni di salute sono buone: il medico catanese sequestrato in Libia in gennaio è ora a Tripoli per quelli che fonti italiane definiscono «adempimenti di rito» in attesa di poter «rapidamente» tornare a casa. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso soddisfazione e ringraziato tutte le autorità che hanno reso possibile la positiva conclusione della vicenda. La notizia della fine dell'incubo per il 68enne è stata anticipata dall'Huffington Post con un'esclusiva di Andrea Purgatori: il cronista scrive che l'uomo è stato liberato la scorsa settimana da una irruzione della polizia libica nel luogo dove era detenuto e che è stato «trasferito in una caserma delle milizie». Scaravilli, secondo la versione di Purgatori, sarebbe finito al centro di un braccio di ferro 'diplomatico' tra Tripoli e Roma, con i miliziani che lo terrebbero «in ostaggio» in attesa del «pieno riconoscimento» da parte italiana delle autorità della capitale, dove sono al potere le milizie filo-islamiche di Fajr rivali del Parlamento di Tobruk, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale. Ma l'ipotesi di una trattativa a sfondo politico non trova conferme ufficiali, nè in Italia nè in Libia, dove una fonte vicina alle milizie Fajr liquida la versione come mere «voci». «La nostra intelligence ha detto che stanno indagando sul caso», ha precisato. «Non c'è alcun comunicato di Fajr Libya che attesti che vogliono questa procedura», ovvero il riconoscimento politico del governo di Tripoli, riferisce la stessa fonte. Un secco no comment arriva poi da Jamal Zubia, direttore del Dipartimento media stranieri dell'esecutivo. Da Roma, ambienti dell'Unità di Crisi della Farnesina in contatto con gli altri apparati dello Stato precisano che Scaravilli è in attesa «di poter tornare rapidamente» in patria, forse già entro un paio di giorni, mentre altre fonti informate sottolineano che «ci sono procedure da rispettare e la presenza di più autorità in Libia non facilita gli adempimenti». «Tutto procede nel migliore dei modi», assicurano però le fonti, e «si lavora per riportare a casa Scaravilli il prima possibile». Resta tuttavia il giallo sui motivi del 'ritardatò rientro. Il riferimento alle diverse autorità libiche potrebbe essere l'indizio di un 'confronto internò tra le varie milizie al potere a Tripoli, un crogiuolo di forze eterogenee caratterizzato da grandi rivalità e dall'aspirazione a conquistare l'autonomia dal potere centrale, qualunque esso sia, maturata nei mesi della rivolta contro Muammar Gheddafi. C'è chi arriva a mettere sul piatto possibili contenziosi giudiziari, e resta il mistero anche sull'identità dei rapitori: il medico, specializzato in interventi alla mano, era arrivato a Tripoli con altri colleghi siciliani prima di Natale per operare all'ospedale di Dar Al Wafa, nella zona di Suq Talat. Il 6 gennaio la scomparsa, senza alcun testimone in grado di confermare il rapimento, e - per quel che si sa finora - nessuna rivendicazione o richiesta di riscatto. A Catania la notizia della liberazione è arrivata a sorpresa: «Per il momento sono troppo agitata. Non sono in grado di parlare, per il momento non sono in grado di fare nessuna conversazione», ha detto la moglie a caldo. «Sono contenta. Posso non essere contenta di una notizia del genere? Però sono troppo agitata»o'