Lunedì 23 Dicembre 2024

Nuova sfida dell'Isis: distrutta la "prigione della morte" di Palmira

ROMA. L'Isis lancia un altro guanto di sfida all'Occidente: i jihadisti hanno distrutto la prigione di Palmira, carcere-simbolo della repressione del regime degli Assad, un paio di giorni dopo aver 'conquistato' nelle proprie file una vera e propria 'star', il capo delle forze speciali tagike che, si apprende, è stato addestrato dal dipartimento Usa alle tattiche di anti-terrorismo. Le immagini della distruzione della «prigione della morte», pubblicate online, mostrano diversi jihadisti mentre piazzano quelle che sembrano essere cariche esplosive. In una i jihadisti sono accanto all'effige dei due Assad, il padre Hafez e il figlio Bashar. Poi l'esplosione e gli edifici in macerie. Il regime di Damasco ha usato per decenni il carcere contro chiunque abbia osato non allinearsi. La prigione è il luogo «dove chi entra è perduto e chi esce è rinato», recita un motto popolare. Decine, forse centinaia di intellettuali, giornalisti, avvocati e attivisti sono finiti nelle celle del deserto di Palmira e sottoposti a torture di ogni genere. Molti di loro non sono mai più usciti vivi. Il 27 giugno del 1980 il carcere è stato teatro del massacro dei seguaci della Fratellanza musulmana , protagonista all'epoca di un'insurrezione armata in alcune città siriane all'indomani del fallito attentato contro Hafez Assad. Amnesty stima tra i 500 e i 1.000 prigionieri uccisi in una solo giorno. Poi la breve chiusura, con l'avvento al potere di Bashar nel 2001: 4 anni fa, con l'inizio della rivolta contro il regime, le porte delle infernali celle si sono riaperte per ospitare nuovi dissidenti, oppositori, sospetti «terroristi». Con la distruzione del carcere l'Isis cerca ancora più di proporsi come unica forza armata capace di sferrare colpi mortali al regime siriano, strizzando l'occhio a una platea certamente più vasta di quella jihadista, quella degli anti-Assad.  Ma lo Stato islamico bussa ora anche alle porte dell'antiterrorismo americano: il pluridecorato comandante delle forze speciali della polizia tagika, Gulmurod Khalimov, apparso in un video dell'Isis in cui fa appello alla jihad in Siria, è stato addestrato alle tecniche di anti-terrorismo in Usa. Khalimov ha partecipato a 5 corsi di addestramento tra il 2003 e il 2014 nell'ambito di un programma proprio del Dipartimento di Stato americano, che conferma . Era stato lo stesso Khalimov a rivelarlo: «Sono stato in America tre volte, ho visto come addestrate i vostri soldati a uccidere i musulmani», aveva detto, in russo, nel video. «Se Dio vorrà vi troveremo nelle vostre città, verremo nelle vostre case e vi uccideremo», aveva proseguito nel proclama, kalashnikov in braccio. Il programma anti-terrorismo a cui ha partecipato è pensato per insegnare le tattiche di polizia ed esercito in funzione anti-terrorismo utilizzate da Paesi alleati degli Usa. «Ha una capacità molto pericolosa», afferma un ex ufficiale dell'intelligence, Michael Breen: «Non è mai una buona cosa avere a che fare con gente esperta che abbraccia il terrorismo». Ovvero gente esperta che rischia di addestrare i jihadisti a conoscere in anticipo le mosse del nemico

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