ZURIGO. Una tempesta si è abbattuta sul calcio mondiale, ma il suo pilota Sepp Blatter è vicino ad essere rieletto per la quinta volta. Oggi la Fifa vota per il nuovo presidente, restano in corsa quello in carica e il principe giordano Ali Bin al Hussein. Ma l'elezione rischia di diventare un referendum sul 79enne ex colonello svizzero alla guida assoluta dal '98, tra uscite bizzarre e boom di ricavi della fabbrica del calcio. «So che molti mi ritengono responsabile di comportamenti vergognosi di pochi, ma non posso vedere tutto - la difesa di Blatter, che non cede alle richieste di addio - Da domani cominceremo un'opera di pulizia». Lo scandalo Fifa oramai non è più solo una clamorosa inchiesta internazionale sul più grande caso di corruzione dello sport mondiale. È un caso politico, economico e sociale internazionale. Putin grida alla guerra fredda, accusando gli Stati Uniti di una manovra politica e avvertendo che nè il presidente Fifa nè i Mondiali assegnati alla Russia si toccano. Il premier inglese Cameron invece chiede piazza pulita. Anche gli sponsor plurimiliardari cominciano a lanciare messaggi chiari («o si cambia, o usciamo»). Dagli Stati Uniti la giustizia assicura che l'inchiesta è solo all'inizio, mentre il pubblico ministero elvetico ha interrogato questo pomeriggio dieci membri che facevano parte del comitato esecutivo Fifa nel 2010, in relazione a presunte irregolarità sull'assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022. E dall'Egitto arrivano accuse anche sull'assegnazione del Mondiale 2010 al Sudafrica, col dito puntato direttamente su Blatter. Per il resto, lo svizzero è stato attaccato da ogni dove. Passi per le poche decine di manifestanti (pacifici) stipati davanti all'Hallenstadion, dove si svolgerà oggi il congresso, che lo invitavano ad andarsene. Ma anche il premier britannico David Cameron ne ha chiesto le dimissioni, così come, in modo vibrante Michel Platini. Il presidente dell'Uefa ha organizzato una conferenza stampa al termine della riunione della propria confederazione nella quale ha affermato che «la stragrande maggioranza dei membri Uefa voteranno per il principe Ali di Giordania», ossia l'unico avversario di Blatter. Fra questi anche la FIGC. Platini e l'Europa hanno rinunciato alla richiesta di un rinvio del voto: oggi si andrà alla conta. E nonostante le sue smetite, i media britannici insistono sull'eventualità che qualche federazione europea possa boicottare la Fifa in caso di vittoria di Blatter. Platini ha preferito guardare in faccia il suo «nemico»: ha infatti svelato di aver incontrato a fine mattinata Blatter per chiedergli di non ripresentarsi. «È troppo tardi», la risposta dello svizzero. «Sono disgustato, adesso basta. Non è facile dire ad un amico che deve partire ma solo un cambiamento di presidente può garantire l'avvenire della Fifa», ha aggiunto Platini. Il quale pensa che «Ali bin al-Hussein possa battere Blatter, alla luce di ciò che è successo negli utimi giorni.» Si sa però che, molto spesso, la maggioranza è silenziosa. E questa sembra essere chiaramente dalla parte di Blatter : la confederazione asiatica (salvo l'Australia), l'Africa certamente unita, buona parte di Concacaf e Conmebol. Secondo alcuni osservatori ben informati, sarebbe già un successo se il principe Ali riuscisse a spingere Blatter al secondo turno di votazione, ossia a raccogliere 70 voti su 209 (al primo turno, c'è bisogno dei due terzi dei voti espressi per essere eletti, al secondo basta la maggioranza). Proprio per questo, sicuro della sua forza, Blatter non ha risposto frontalmente agli attacchi. Apparso alquanto provato, il presidente della Fifa, che si è espresso durante la serata di gala che precede il congresso a Zurigo, ha anzi riconosciuto che «molte persone mi ritengono responsabile di ciò che sta accadendo. Ma non posso sorvegliare gli atti di ogni persona. È però di mia responsabilità fare attenzione alla reputazione del calcio.» Pur senza tirarsi direttamente in ballo, e conscio che «la Fifa attraversa un momento difficile senza precedenti e che altre brutte notizie arriveranno», Blatter ha assicurato che «con il congresso di oggi comincerà una lunga e difficile strada per meritare nuovamente la fiducia.» Thomas Bach, presidente del comitato olimpico internazionale, invitato al galà, concorda : «Anche noi abbiamo avuto i nostri problemi quindici anni fa, e sappiamo per esperieza quanto sia doloroso e difficile riformarsi per eliminare pratiche illegali. Ma non vi è altra via da seguire». Blatter resta saldamente convinto che la Fifa possa farcela sempre con lui al comando. Platini molto meno : «sono anni che, a parole, la Fifa ci prova senza ottenere risultati concreti. Ciò che non ha saputo fare la Fifa, probabilmente l'FBI». Come dire che, anche se venisse rieletto oggi, Blatter non potrebbe dormire sogni tranquilli. Qualunque sia la conclusione, infatti, anche in caso di rielezione per Blatter l’addio alla poltrona della Fifa sarà questione di mesi. Il suo sistema è ormai caduto in frantumi.