IL «DAESH» SI ESPANDE. «Daesh» è il nome arabo dell'Isis o Is - Islamic State - che si estende attualmente da Aleppo, nel nord della Siria, a Ramadi, circa cento chilometri dalla capitale irachena Baghdad. Malgrado la «campagna di primavera» avviata dalla coalizione internazionale, da febbraio a oggi lo Stato Islamico ha ampliato i propri confini. Anche se in gran parte desertico, il territorio ora controllato dal Califfato si estende per 95 mila chilometri quadrati. Solo per fare un esempio, bisogna ricordare che l’Ungheria è vasta poco più di 93 mila chilometri quadrati. CHI CI ABITA... Secondo alcuni analisti, nello Stato Islamico vive oggi una popolazione di circa 8 milioni di abitanti. Almeno un quarto di essi a Mossul - terzo centro dell'Iraq per numero di residenti, dopo Baghdad e Bassura - che in un censimento del 2010 contava 2 milioni 882 mila 442 abitanti. Sono 200 mila, invece, gli abitanti di Raqqa in Siria. E CHI è FUGGITO. L'Unhcr, l' Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, segnala che 2,5 milioni di siriani - tra essi, oltre un milione di bambini - hanno già lasciato il loro Paese per raggiungere i campi profughi in Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Iraq. Sono, invece, oltre 6 milioni gli sfollati all'interno dei confini nazionali: «Ogni 60 secondi - si legge nel sito dell'Unhcr - una famiglia in Siria è costretta a lasciare la propria casa». Un milione 800 mila, invece, sono gli iracheni di tutte le etnie - curdi, turcomanni, turkmeni, yazidi, arabi e cristiani, sciiti, sunniti - che hanno cercato riparo dalla furia del «Califfato nero» spostandosi prevalentemente in altre regioni del Paese. LA CONDIZIONE FEMMINILE. Le ragazze del Califfato possono sposarsi dall'età di 9 anni, devono idealmente avere mariti a partire dai 16 o 17 anni e non oltre i 20, non devono «corrompersi» andando al lavoro ma restare sempre nascoste e velate. La «funzione fondamentale» di una donna è, infatti, all'interno della casa con marito e figli. Possono uscire all'esterno solo per servire la comunità, e in casi eccezionali: partecipare alla jihad - la brigata «al-Khansaa», tutta rigorosamente al femminile, è stata costituita agli inizi del 2014 - o studiare la religione. Possono anche esercitare la professione medica, per sole donne, o quella di insegnante. L'ESERCITO. Controverse le stime sul numero di miliziani che combattono per l’Isis. Secondo alcuni analisti, in Iraq e Siria sono impegnati sul fronte di guerra 50 mila uomini che sventolano l'ormai famigerata bandiera nera dell'Is. Le cifre, comunque, oscillano a causa dei flussi continui di «combattenti stranieri» provenienti pure da Europa e Stati Uniti: attualmente, sarebbero oltre 3 mila i «foreign fighters» di passaporto europeo che combattono in Siria e Iraq sotto il segno del «jihad», la «guerra santa». IL TESORO. Lo Stato Islamico, che è considerato il gruppo terroristico più ricco al mondo, dispone attualmente di almeno 2 miliardi di dollari. Sono i proventi derivanti da esportazioni di petrolio - circa 200 mila barili al giorno, a prezzi che vanno dai 25 ai 45 dollari a barile - e rapimenti, «contributi» provenienti dall’estero e commercio di reperti archeologici, razziati da musei e scavi. Isis è riuscito anche a dotarsi di un efficiente sistema fiscale, gestito da Banca di Credito di Raqqa che incassa le tasse versate da imprese e cittadini. Una delle voci principali di uscita, oltre l'acquisto di armi, sono invece gli stipendi pagati a funzionari e miliziani che percepiscono circa 500 dollari al mese: si calcola che a libro-paga dell'Isis vi siano 60 mila uomini. Le monete ufficiali sono «dinaro» d'oro e «dirham» d'argento, che hanno sostituito dinaro iracheno e lira siriana. LIBRI BRUCIATI, RESTI ARCHEOLOGICI DISTRUTTI. Il rogo di libri è uno degli «spettacoli» più frequenti offerto dall'Isis nei territori conquistati, dov'è ormai sistematica la devastazione delle biblioteche pubbliche e private. Devastati anche alcuni tra i più significativi giacimenti archeologici e culturali dell'antica Mesopotamia come le antiche mura di Ninive, a Mossul, e l'area di Palmira, in Siria. A cura di Gerardo Marrone